“Non siamo nella condizione di allentare le misure restrittive”. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, intervenendo in conferenza stampa all’ora di cena, ha così ufficializzato quanto anticipato in mattinata dal ministro della Salute e cioè che il Governo ha prorogato fino al 13 aprile, cioè fino al lunedì di Pasquetta, le attuali misure restrittive. I divieti dunque rimangono esattamente quelli che erano inizialmente previsti fino al 3 aprile, con la novità della sospensione degli allenamenti anche per le società sportive e gli atleti professionisti. Nella bozza del testo del nuovo decreto si legge che non solo sono “sospesi gli eventi e le competizioni sportive di ogni ordine e disciplina, in luoghi pubblici o privati” ma anche “le sedute di allenamento degli atleti, professionisti e non, all’interno degli impianti sportivi di ogni tipo”.
Il premier in conferenza stampa ha poi precisato che “gli atleti ovviamente possono comunque allenarsi individualmente, in sedi private”. Una precisazione c’è stata anche sulla circolare del ministero dell’Interno, che non senza polemiche sembrava aver autorizzato le passeggiate genitore-bambino. “Non è esattamente così – ha tenuto a chiarire Conte -: abbiamo solo detto, in fase di interpretazione, che in alcuni casi, visto che i bambini sono gli unici che non possono uscire, è consentito uscire insieme ai genitori, ma sempre per motivi di necessità come ad esempio per fare la spesa. Non abbiamo autorizzato le semplici passeggiate. Non possiamo assolutamente abbassare la guardia”.
“Se allentassimo le misure gli sforzi sarebbero vani. Mi dispiace personalmente che queste misure cadano fino a comprendere la Pasqua, una festa tanto cara a noi italiani”, ha aggiunto Conte, spiegando anche che dopo queste misure ci saranno altre fasi, graduali, di ritorno verso la normalità. “Dopo entreremo nella fase 2, che è la convivenza con il virus. E poi ci la fase 3, che sarà la fase dell’uscita dell’emergenza”. Sollecitato dalle domande via chat dei giornalisti, il premier è anche intervenuto sulla questione, delicata, degli aiuti europei. Aprendo in parte ad una soluzione che possa rientrare nell’ambito del Mes e non, come finora preteso dai Paesi più in difficoltà tra cui l’Italia, attraverso strumenti eccezionali come i coronabond.
“L’ho già detto e lo ripeto chiaramente: il Mes così come è impostato oggi non è adeguato per far fronte a questa emergenza”, ha insistito Conte. “Tuttavia, se i parametri dovessero cambiare e dovessero venire meno i criteri di condizionalità, allora potrebbe essere uno strumento percorribile”.