Un robot come consulente finanziario… perché no? A quanto pare, circuiti e algoritmi ispirano fiducia. Secondo una ricerca condotta da Accenture su 33mila soggetti di 18 paesi, sette consumatori su dieci sono favorevoli all’utilizzo di servizi di consulenza robotizzata in ambito bancario, assicurativo e previdenziale. Si tratta della cosiddetta “robo-advisory”, la consulenza finanziaria erogata esclusivamente attraverso una piattaforma digitale, senza l’intervento di esseri umani.
In particolare, l’apertura dei consumatori alla robo advisory riguarda l’assistenza nella scelta di un nuovo conto corrente (71%), della copertura assicurativa (74%) e del piano pensionistico (68%). Circa quattro consumatori su cinque (78%) si sono dichiarati disposti a fare ricorso a questo tipo di servizio per gli investimenti tradizionali, ovvero il settore che ha visto la nascita di questa tecnologia.
Tra gli aspetti di maggiore attrattività delle piattaforme per la Robo advisory, gli intervistati hanno indicato la prospettiva di ridurre tempi (39%) e costi (31%) dei servizi, e una maggior imparzialità e capacità di analisi dei computer o delle soluzioni di intelligenza artificiale (26%).
La ricerca ha tuttavia dimostrato anche che circa due terzi dei consumatori desidera ancora interagire con le persone nell’ambito dei servizi finanziari, soprattutto nella gestione delle lamentele (68%) e nella consulenza su prodotti complessi quali i mutui (61%).
“Di conseguenza, per il successo delle aziende di servizi finanziari è fondamentale una strategia ‘fisico-digitale’ che riunisca in modo armonico tecnologia, reti di filiali e personale – commenta Piercarlo Gera, senior managing director di Accenture Financial Services – nell’ottica di offrire un servizio con caratteristiche sia fisiche sia digitali, lasciando la scelta al consumatore”.
I paesi più inclini alla robot advisory sono le economie emergenti di Indonesia (92%), Thailandia (90%), Brasile (86%) e Cile (84%): mercati in cui lo smartphone e gli altri dispositivi digitali si sono già affermati come i principali strumenti di interazione nell’ambito dei servizi finanziari. Ma anche nei paesi con la domanda più modesta, ovvero Canada (56%), Germania (59%) e Australia (61%), la quota di intervistati favorevoli alla Robo advisory supera comunque la metà.
I FORNITORI NON TRADIZIONALI COME GOOGLE, AMAZON E FACEBOOK
La ricerca rivela anche che i consumatori sono disposti a passare a fornitori non tradizionali di servizi finanziari. Quasi un terzo di loro si affiderebbe a Google, Amazon o Facebook per servizi bancari (31%), assicurativi (29%) e di consulenza finanziaria (38%). Tuttavia, nella fascia di età compresa tra 18 e 21 anni, questa propensione, pur essendo maggiore, si attesta solo al 41%, a dimostrazione del valore che questo specifico target attribuisce agli istituti finanziari tradizionali.
Ma i giganti del tech non sono gli unici a esercitare pressioni sulle aziende di servizi finanziari: una percentuale pressoché identica dei consumatori di tutto il mondo ha dichiarato che prenderebbe in considerazione di passare ai servizi bancari (31%) e assicurativi (30%) proposti da supermercati o rivenditori.
“I consumatori si aspettano che quasi tutte le transazioni effettuate tengano il passo con i servizi proposti da Google, Amazon, Facebook ed Apple – sottolinea Alan McIntyre, senior managing director e responsabile di Accenture Banking – ciò rappresenta una sfida in special modo per le banche. Per riuscire a fidelizzare i clienti le banche sono chiamate a una maggiore incisività nell’utilizzo della tecnologia per definire un’offerta su misura, personalizzata rispetto a tempi, luoghi e modalità desiderati dal cliente”.