Condividi

Consorzio Origini: a rischio 700 imprese del settore design

Giovanni Fittante, direttore generale del Consorzio Origini, che rappresenta le imprese produttrici di arredamenti e design di interni, lancia l’allarme: sono a rischio 700 imprese. Governo e Camera hanno, infatti, cancellato dal decreto Sviluppo un articolo che vieta la riproduzione di modelli da interno.

“Sono a rischio chiusura 700 imprese operanti nel settore del design e arredamento”, per una perdita di “quasi un miliardo di fatturato” per il settore e per l’economia italiana. L’allarme lo lancia Giovanni Fittante, direttore generale del Consorzio Origini, che rappresenta le imprese produttrici di arredamenti e design di interni. Governo e Camera, critica nel corso dell’audizione in commissione Attività produttive della Camera, hanno cancellato dal decreto Sviluppo – che oggi inizia l’esame per la conversione in legge al Senato, in commissioni Bilancio e Finanze – un articolo che di vieta la riproduzione di modelli da interno. Fittante chiede perciò di “reintrodurre l’articolo soppresso nel decreto sviluppo”. Non al Senato, dove “appare improbabile una reintroduzione all’interno dello stesso decreto”, ma alla Camera, e più precisamente “all’interno della legge Comunitaria”, all’esame dell’Aula di Montecitorio.

Il problema, ricorda Fittante, sta nell’articolo 8 comma 10 del decreto, che permetteva la riproduzione di modelli non registrati, non soggetti quindi a tutela dei diritti d’autore. L’articolo in questione è stato però depennato, e il risultato è che “adesso la riproduzione di modelli non è più di dominio pubblico”, lamenta il direttore generale del Consorzio Origini. Risultato: “Adesso tutte queste imprese si ritrovano fuorilegge”. L’effetto di tutto questo, ribadisce, è che “rischiano di chiudere 700 imprese, con la conseguente perdita di 13.500 posti di lavoro e soprattutto la perdita di quasi 1 miliardo di euro l’anno di fatturato”. Si colpiscono, in sostanza, “piccole e medie imprese che contribuiscono alla crescita del Paese”. Tutto, denuncia, “a favore dei concorrenti cinesi, perchè chi pensate che prenderà queste quote di mercato?”. Si rischia quindi di assestare un duro colpo al sistema produttivo italiano e al made in Italy, visto che “si tratta di 700 imprese che vendono molto all’estero”. Per questo, conclude Fittante, “occorre ripristinare quanto cancellato con un tratto di penna”.

Commenta