Il consorzio guidato da Eni e Shell, che sviluppa il giacimento di gas di Karachaganak, ha firmato un accordo di principio con il Governo del Kazakistan che pone fine al contenzioso da 1,6 miliardi di dollari sulle quote di produzione. Lo rivela l’agenzia di stampa Interfax, che a sua volta cita come fonte il ministro dell’Energia Kazako, secondo cui l’intesa definitiva verrà siglata il prossimo novembre.
Il consorzio è formato dal gruppo guidato da Claudio Descalzi e da Shell che detengono il 29,25% ciascuno, insieme a Chevron (18%), Lukoil (13,5%) e al gruppo statale del Kazakistan, KazMunaiGas (1%).
Secondo Interfax, le compagnie petrolifere pagheranno al Governo di Astana 1,1 miliardi di dollari allo scopo di porre fine al contenzioso sui profitti. Non solo. Le parti modificheranno anche le condizioni della loro intesa sui quantitativi di produzione del giacimento Karachaganak che è uno dei più ricchi del mondo. Basti pensare che nel 2017 la produzione ha raggiunto un massimo di 146 milioni di barili di olio equivalente coprendo circa il 49% dei volumi di gas del Paese, producendo 8,4 milioni di tonnellate di condensato (un prodotto commercializzato insieme al petrolio) tra gennaio e agosto di quest’anno.
A Piazza Affari il titolo Eni viaggia in rialzo dello 0,7% in scia al rally dei titoli petroliferi internazionali, galvanizzati dall’accordo sul Nafta.