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Consiglio europeo, primo vertice per von der Leyen e Costa che si studiano da vicino. Michel? Non manca a nessuno

Imagoeconomica

Le conclusioni del vertice europeo erano già quasi tutte note. Il sostegno all’Ucraina, il richiamo all’integrità territoriale e all’indipendenza della Siria, le preoccupazioni per le derive antieuropee in Georgia. Tutto era già scritto nel comunicato finale preparato giorni prima dagli ambasciatori dei 27 nel Coreper. Anche il “wording” della visita di Zelenski al Consiglio era abbastanza prevedibile (meno quello della sera prima alla residenza di Rutte).

von der Leyen vs Costa: il rapporto tra Commissione e Consiglio Ue 

Quello che restava da capire era la gestione di un vertice, il primo dell’era von der Leyen 2 e soprattutto i rapporti tra la presidente della Commissione e il nuovo presidente del Consiglio Ue, il portoghese Antonio Costa. Il rapporto tra i due è, allo stato, improntato alla piena e leale collaborazione come si conviene tra i capi delle due principali istituzioni dell’Unione europea. Ma peccherebbe di ingenuità chi pensasse a un presidente del Consiglio totalmente asservito agli ordini della “sovrana” Ursula.

Nessuno a Bruxelles rimpiange l’era di Charles Michel e non tanto per le gaffe e il famoso “sofagate” che lo vide protagonista ad Ankara con Recyyp Erdogan e la stessa von der Leyen lasciata in piedi. In pochi quindi si sono dispiaciuti per l’assenza di Michel (voluta? Ennesima gaffe?) ieri alla foto di famiglia che riuniva tutti i presidenti del Justus Lipsius per i 50 anni di vita  del Consiglio europeo.

Costa non è Michel. Questo è ormai chiaro a tutti. L’ex premier portoghese si è guadagnato sul campo una credibilità come colui che è riuscito a traghettare prima degli altri il suo Paese fuori dalle secche dell’austerità. Ha rimesso in sesto i conti del Portogallo e la lasciato il suo incarico solo per un sospetto rivelatosi poi infondato, frutto solo di una banale omonimia. 

Sia von der Leyen che Costa sanno che dovranno muoversi rigidamente dentro i confini istituzionali loro assegnati. I Trattati hanno separato rigidamente le funzioni di presidente della Commissione e presidente del Consiglio. Tuttavia hanno lasciato un margine di ambiguità sulla rappresentanza estera dove sovrapposizioni possono crearsi e non solo tra i due presidenti ma anche con l’Alto rappresentante per la politica estera e di difesa, oggi l’estone Kaya Kallas. Risultato: nei giorni scorsi la Kallas è volata da sola in Giordania per capire da vicino la situazione siriana e von der Leyen è volata da sola ad Ankara per incontrare Erdogan sempre sulla Siria e sui migranti.

I paletti fissati da Costa

Alcuni paletti Costa li ha comunque già fissati. Innanzi tutto la novità: concentrare in un solo giorno il Consiglio anche perché spesso c’è anche un vertice con Paesi extra Ue il che porterebbe i capi di Stato e di Governo a una permanenza di tre giorni a Bruxelles, ipotesi non praticabile. Per raggiungere questo obiettivo occorre però evitare che il Consiglio si trasformi in un negoziato sul drafting del comunicato finale che impedisce o ritarda la discussione sui punti all’ordine del giorno. Di qui la decisione di Costa di arrivare al vertice con un testo già condiviso e confezionato dagli ambasciatori (per noi il rappresentante permanente Vincenzo Celeste), frutto di accordi preliminari dello stesso presidente del Consiglio in contatti diretti con i capi di Stato e di Governo degli Stati membri.

“Certo – spiega Enzo Moavero, già ministro delle politiche europee e poi degli Esteri – von der Leyen ha dalla sua la conoscenza approfondita di tutte le dinamiche di potere dei palazzi di Bruxelles perché è già al secondo mandato e, come si è visto anche nel caso del secondo mandato di Delors, eviterà gli errori commessi nel primo mandato e quindi anche con Costa è prevedibile un rapporto di rispetto reciproco”.

Cercare la chimica giusta e prendersi le misure per il lavoro dei prossimi cinque anni sono compiti essenziali anche nei rapporti tra la von der Leyen e i leader europei. Tra la Meloni e la presidente della Commissione c’è un rapporto consolidato da tempo ma ora con Trump alla Casa Bianca la Meloni è pronta a fare da “ponte” tra le due sponde dell’Atlantico a patto che von der Leyen aiuti il Governo italiano a far passare a Bruxelles quelle che sono le  nostre priorità: contrasto all’immigrazione clandestina, piano Mattei e sostegno al settore automotive. Questo il senso dell’incontro a vertice concluso questa mattina tra una febbricitante Meloni in procinto di recarsi in Lapponia per un vertice Nord Sud e von der Leyen.”Particolare attenzione – recita un comunicato – è stata inoltre riservata alla politica migratoria europea, facendo il punto sui risultati raggiunti e su quanto resta ancora da fare per disporre di strumenti efficaci di gestione del fenomeno migratorio. Le due Leader hanno concordato di rafforzare ulteriormente la collaborazione e la complementarietà tra il Piano Mattei italiano per l’Africa e la Strategia europea Global Gateway.”

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