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Consiglio europeo: Orban e la Polonia fanno saltare l’accordo sui migranti e spiazzano Meloni

Imagoeconomica

Fumata nera al Consiglio europeo. È terminato il secondo giorno del vertice Ue, in cui non sono mancati momenti di tensione. A dividere il tema dei migranti – che solo ieri era sembrato un felice approdo secondo le narrazioni del governo italiano – e che invece rimane un dossier molto complicato e delicato. Ed è quello che alla fine ha bloccato i lavori del Consiglio europeo: Polonia e Ungheria, Paesi guidati da leader conservatori della stessa famiglia politica di Giorgia Meloni, hanno preferito non approvare le conclusioni del summit dedicate all’immigrazione. “Non sono insoddisfatta da chi difende i propri confini”, ha commentato la presidente del Consiglio italiana che nonostante il veto degli alleati si è detta “soddisfatta”. È stata invece approvata la parte riguardante l’Ucraina e la sicurezza e la difesa. Adottate anche le conclusioni sulle “relazioni esterne e sul Mediterraneo orientale”, ovvero il capitolo che considera l’accordo in fase di negoziazione con la Tunisia come un modello da replicare in futuro “coi partner della regione”.

Migranti, salta l’intesa: perché Polonia e Ungheria hanno detto no

Varsavia e Budapest hanno protestato per il patto sulla riforma del regolamento di Dublino che era stato approvato a maggioranza qualificata, con già la contrarietà di Polonia e Ungheri, dai ministri dell’Interno dell’Unione europea l’8 giugno scorso. Il Patto migrazioni e asilo prevede l’obbligo di solidarietà, con ricollocamenti oppure il versamento di compensazioni. “Sulle migrazioni siamo riusciti davvero a cambiare punto di vista”, si era sbilanciata la premier. Ma la cena di lavoro dei leader europei che avrebbe dovuto ratificare l’intesa che si era prospettata nel tardo pomeriggio, si è chiusa senza nessun accordo. I due paesi si sono rifiutati di sottoscrivere qualsiasi documento conclusivo se non fossero state affrontate le loro perplessità sulle questioni migratorie. Anzi, hanno fatto sapere che puntano a rendere il ricollocamento dei migranti volontario, minando così il concetto di solidarietà obbligatoria che regge il patto.

Nella mattina della seconda giornata, la premier italiana, su invito del presidente del Consiglio europeo Charles Michel, ha tentato una trattativa per arrivare a un’intesa sulle conclusioni in materia di migrazioni, ma senza avere successo, come ha confermato la stessa Meloni al termine del summit Ue: “Ho tentato di mediare fino all’ultimo”. E ha aggiunto: “Non sono delusa mai da chi difende i propri interessi nazionali. La loro posizione non riguarda la dimensione esterna che è la priorità italiana ed è l’unione modo per affrontare la migrazione mettendo d’accordo tutti”. E anche se la premier italiana ha parlato di “svolta totale”, sul tema migranti l’Italia se ne va a mani vuote.

I commenti di Polonia e Ungheria

“Non ho riserve nei confronti della mia amica Giorgia e sono soddisfatto del ruolo che ha svolto perché ha sempre cercato di trovare un compromesso” ma “abbiamo convenuto sul fatto di non essere d’accordo” sul tema dell’immigrazione: “Lo siamo su tutto il resto”, ha detto il premier polacco, Mateusz Morawiecki, al termine del summit europeo. “Le auguro buona fortuna con questo patto. Non credo – ha aggiunto – sia la soluzione perché non affronta il problema alla radice, ma non commento le prerogative e le valutazioni del governo italiano”.

“Non una rivolta, ma una lotta per la libertà”, ha detto il premier ungherese Viktor Orbán, ricordando le conclusioni dei vertici passati secondo cui le decisioni in materia sarebbero state prese con il consenso degli Stati.

I rapporti con la Cina e i nuovi rifornimenti all’Ucraina

Al di là della diatriba sulle nuove regole migratorie, per quanto riguarda invece i rapporti con la Cina, Michel ha evidenziato che “la cosa fondamentale è lavorare tutti insieme per esprimere una posizione univoca. Oltre a dover riequilibrare i rapporti economici con la Cina e a difendere gli approvvigionamenti. La reciprocità deve essere la parola chiave”. Ursula von der Leyen, a seguito della rivolta dei mercenari della Wagner in Russia, ritiene che sia necessario “raddoppiare” il sostegno all’Ucraina. “A livello militare abbiamo stanziato 2 miliardi di euro per l’acquisto di munizioni a Kiev. A breve avremo formato altri 13 mila soldati ucraini e, sul versante finanziario, oltre 500 giorni dopo la guerra abbiamo mobilitato 70 miliardi di euro a favore dell’Ucraina”, ha spiegato in conferenza stampa al termine del vertice.

Via libera alle conclusioni sulla Tunisia

Inoltre, i leader del Consiglio europeo hanno adottato le conclusioni sulle “relazioni esterne e sul Mediterraneo orientale”, ovvero il capitolo che considera l’accordo in fase di negoziazione con la Tunisia come un modello da replicare in futuro “coi partner della regione”. Il Consiglio, si legge, “ha avuto una discussione strategica sui rapporti con il vicinato meridionale e saluta con favore il lavoro svolto per una partnership con la Tunisia benefica per entrambe le parti”.

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