Rinvio dell’Imu, rifinanziamento della cassa integrazione in deroga, abolizione dello stipendio dei membri del Governo che hanno già un posto in Parlamento. Questi i temi principali che oggi pomeriggio alle 18 saranno sul tavolo del Consiglio dei ministri, il terzo dell’era Letta. Ancora non è stato deciso se si utilizzerà lo strumento del decreto legge o un (maxi?) emendamento al decreto per lo sblocco dei debiti della Pubblica amministrazione, che attualmente si trova all’esame della Camera e dovrà essere licenziato in commissione Bilancio entro lunedì.
Per quanto riguarda la Cig in deroga, il finanziamento dovrebbe arrivare in parte dai fondi per la formazione e dai fondi residui della detassazione dei salari di produttività. L’obiettivo è di reperire 1,5 miliardi.
Dal punto di vista sia economico che politico, l’argomento più controverso è certamente quello dell’imposta municipale unica. Fonti di Governo riferiscono che il pagamento dell’acconto dovrebbe essere posticipato da giugno a settembre, ma solo per quanto riguarda la tassa sulla prima casa. Lo stop non riguarderebbe quindi fabbricati e capannoni industriali, anche se probabilmente si tenterà fino all’ultimo di estendere la misura.
Una strada che in ogni caso sembra destinata a non soddisfare il Pdl, che esige la completa abolizione dell’imposta sulla prima casa e la restituzione delle somme versate dai contribuenti l’anno scorso come condizioni fondamentali per continuare a sostenere il governo di larghe intese con il Pd. Il problema fondamentale è come sempre quello delle coperture, soprattutto considerando i mancati introiti che un intervento simile comporterebbe per le casse die Comuni.
Quanto al terzo punto all’ordine del giorno, nell’annunciare questa mattina la convocazione del Cdm Letta aveva spiegato che “il primo atto che il Governo compirà non è un atto che riguarda gli altri, ma noi stessi, perché i sacrifici devono partire da chi ha compiti di governo. Come avevo annunciato, il primo atto formale sarà quindi l’eliminazione dello stipendio dei ministri aggiuntivo rispetto all’indennità parlamentare”. Un “gesto” che “sarà usato a copertura degli strumenti a tutela di chi perde il lavoro”.