Consenso alla riforma delle banche popolari, apertura alla Bad bank purché non sia un aiuto di Stato e fiducia nella crescita con nuove stime riviste al rialzo grazie al contributo del Quantitative easing della Bce. Sono questi i punti principali del discorso del governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco nel suo consueto intervento annuale all’Assiom Forex (in corso a Milano alla sua 21esima edizione).
BANCHE POPOLARI, ADEGUARSI NON SIGNIFICA SOCCOMBERE ALLO STRANIERO – Visco ha difeso la posizione espressa dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan sulla riforma delle banche popolari rilevando che “risponde a esigenze da tempo segnalate – da noi, dal Fondo monetario internazionale e dalla Commissione europea e rese ora più pressanti dal passaggio al sistema della vigilanza unica”. Adeguarsi al nuovo quadro internazionale – ha poi spiegato Visco – non vuol dire soccombere a un non meglio identificato capitale straniero”. Visco esprime così il proprio consenso alla riforma sottolineando che l’adeguamento al quadro internazionale significa “accrescere la capacità produttiva, organizzativa e patrimoniale in un contesto più ampio di quello nazionale”.
SI’ A UNA BAD BANK CHE NON SIA AIUTO DI STATO – Un passaggio importante del discorso di Visco ha poi riguardato la possibile istituzione di una bad bank, ipotesi su cui si ragiona ormai da tempo nell’ottica di liberare il sistema bancario italiano dal fardello di crediti deteriorati che impedisce di liberare risorse per l’erogazione di nuovi finanziamenti. “Lo smobilizzo dei crediti deteriorati – ha detto Visco – è cruciale per consentire alle banche di reperire risorse da destinare al finanziamento dell’economia reale”. E così Visco ha aperto all’ipotesi di un intervento diretto dello Stato per far fronte al deterioramento dei crediti indotto dalla gravità e dalla lunghezza della recessione, nonché all’esigenza di assicurare adeguati flussi di finanziamento all’economia. Un intervento però ha precisato allo stesso tempo Visco che deve essere effettuato “non per rimediare all’assunzione di rischi eccessivi da parte delle singole banche” e che deve avere luogo “nell’ambito di uno schema che, nel rispetto della disciplina europea sulla concorrenza, preveda il pieno coinvolgimento delle banche nei costi dell’operazione e un’adeguata remunerazione del sostegno pubblico”. In campo dovrebbero poi essere messe “opportune agevolazioni fiscali” o la “prestazione di garanzie pubbliche sulle attività derivanti dalla dismissione dei prestiti in sofferenza” che creerebbero “condizioni più favorevoli allo sviluppo di un mercato privato delle partite deteriorate.
RIFORME NELLA GIUSTA DIREZIONE DAL QE SPINTA ALLA CRESCITA – Da Visco è arrivato anche un supporto all’operato di Matteo Renzi le cui riforme “vanno nella giusta direzione”. Le nuove stime di Bankitalia prevedono una crescita superiore allo 0,5% nel 2015 e dell’1,5% nel 2016 rispetto alle precedenti previsioni di +0,4% e +1,2% (Bollettino economico). Una spinta alla crescita, stimata in senso conservativo, che arriva dal Qe della Bce che avrà un effetto di un punto percentuale nel biennio. Sul Qe della Bce Visco ha però voluto precisare che “una piena condivisione dei rischi sarebbe stata più coerente con l’unicità della politica monetaria”, aggiungendo che “la decisione di lasciare in capo ai bilanci delle singole Bcn (Banca centrali nazionali n.d.r.) i rischi connessi con eventuali perdite sui titoli di Stato da esse acquistato tiene conto della preoccupazione, presente all’interno del Consiglio direttivo, che nell’attuale assetto istituzionale dell’area questa azione di politica monetaria possa determinare trasferimenti di risorse tra paesi non deliberati da organi a ciò legittimati”. Allo stesso tempo, il numero uno di via Nazionale ha ricordato che “l’acquisto di tiutoli pubblici non rende meno necessarie, né meno probabili, le riforme volte ad aumentare il potenziale di crescita dei paesi dell’area. Le può anzi favorire, con il miglioramento e la minore incertezza delle prospettive macroeconomiche”.