Chiara ed esplicita l’ultima analisi di Congiuntura ref.: per evitare un peggioramento della situazione economica, l’Italia deve essere pronta ad affrontare un periodo di recessione con la promessa di sviluppo nel futuro. La celebre frase dell’economista americano J.M. Keynes, “nel lungo periodo saremo tutti morti”, non potrà più essere presa come riferimento, anzi. Per evitare di cadere in una spirale negativa di recessione bisogna pensare a grandi progetti di sviluppo, che richiederanno grandi sacrifici oggi, ma ridaranno fiato alla nostra economia domani.
Le riforme portate avanti dal Governo Monti negli ultimi mesi se anche non dovessero portare all’obiettivo di pareggio di bilancio, sicuramente aiuteranno a ridurre i danni. Ma esiste un limite di incertezza sul successo di queste misure dovuto principalmente a due fattori: la gravità della recessione del 2012-2013, che potrebbe alterare le previsioni del Governo, e il tempo durante il quale si manterranno elevati i tassi d’interesse sul debito italiano.
Entrambe queste variabili, crescita e tassi di interesse, si influenzano a vicenda e possono portare verso una spirale positiva o negativa alimentata in gran parte delle attese che i mercati avranno nei confronti del nostro Paese. E secondo Congiuntura ref. sono due gli elementi che potrebbero portare a una “svolta definitiva nelle aspettative“: un ripensamento della cancelliera tedesca Angela Merkel sul ruolo più attivo della Bce, a un piano di emissione di eurobond o al rafforzamento del fondo salva-Stati; o un aumento delle aspettative sulla crescita potenziale dell’economia italiana.
Al contrario di quanto possa sembrare in apparenza, se i mercati riacquisteranno o meno la fiducia sul nostro Paese non dipenderà solamente dalle riforme varate dall’esecutivo Monti. Nel 2012 saranno più importanti gli annunci sulle politiche future che quelle messe in atto dal Governo in carica. “L’azione del Governo si è sinora concentrata necessariamente sul tema delle liberalizzazioni realizzabili in tempi rapidi“, la cui apertura al mercato è realizzabile con un semplice atto governativo ( taxi, distributori di benzina, farmacie e ordini professionali). Ma “la dimensione di questi settori è limitata, e ovviamente gli effetti a livello macro che possono derivarne per l’economia sono piccoli“.
Le proposte che emergono dallo studio dunque sono due.
– Coinvolgere settori più ampi nel processo di liberalizzazioni: servizi a rete (energia, gas, telecomunicazione, trasporto ferroviario, autostrade) e settori oligopolistici come banche, assicurazioni e commercio.
– Proporre misure di sviluppo a lungo termine: innalzamento dei livelli d’istruzione della popolazione in età lavorativa, miglioramento della dotazione infrastrutturale del Paese, innalzamento dell’efficienza della Pubblica amministrazione, accelerazione dei tempi della giustizia civile, definizione di una politica industriale che sostenga i processi di internazionalizzazione delle imprese, l’attività di ricerca e lo sviluppo nei settori più avanzati.
Il tutto coronato da un cambiamento nel sistema fiscale in grado di ridimensionare radicalmente i livelli dell’evasione.
Sono tutte riforme che richiedono grandi sforzi nel breve termine e ripagano solo nel lungo. E’ questa la grande sfida per i partiti che si candideranno alle prossime elezioni. Sarà grande la tentazione di cedere “all’llusione che esista una scorciatoia” per generare subito crescita, che difficilmente sarebbe sostenibile ma garantirebbe voti nell’immediato. Spetta dunque ala politica onesta dimostrare di essere determinata e proseguire il percorso solamente in parte tracciato dal governo Monti.
Scarica quì il rapporto di Congiuntura ref.