Uno spread Btp-Bund intorno a quota 500 “causa perdite pari allo 0,9% del Pil e a 144mila posti di lavoro”. E’ l’allarme lanciato oggi dal centro studi di Confindustria, che sottolinea come oggi il differenziale italiano sia in eccesso di oltre 300 punti rispetto al divario reale tra i fondamentali di Italia e Germania. Lo spread gonfiato causa “maggiori oneri per interessi pari a 12,4 miliardi a carico del bilancio pubblico, 12,1 miliardi sui conti delle famiglie e 23,7 su quelli delle imprese”.
Secondo il Csc, inoltre, questa anomalia “si ripercuote sul costo del denaro pagato da famiglie, imprese e banche, accentua considerevolmente il credit crunch e, provocando la nuova e violenta recessione in atto, infligge gravosi e controproducenti costi economici, sociali e politici”.
Le perdite in termini di Pil e occupazione, aggiunge il centro studi, “abbattono il potenziale di crescita futura, vanificando parte degli sforzi effettuati con le politiche di risanamento e di riforma strutturale e minando il consenso a favore di quelle stesse politiche di riforme e risanamento, che nell’immediato impongono inevitabili sacrifici al Paese”.
Secondo Confindustria, l’unico rimedio per risolvere la situazione è “uno scudo anti-spread impugnato dalla Bce”. Andrebbe quindi “profondamente ridisegnato rispetto alla versione attuale, assegnandogli molte più risorse (idealmente dovrebbero essere illimitate) e attribuendone la gestione discrezionale e unilaterale alla Bce, che vigila sul rispetto dei programmi di stabilità concordati con la commissione europea”.
Francoforte, aggiunge il Csc, “deve rendere conto delle sue decisioni al Parlamento europeo e in questo modo evita di assumersi improprie responsabilità politiche, facendo cadere l’accusa di vuoto di democrazia. Lo scudo ridisegnato costituirebbe il primo concreto e deciso passo verso il perfezionamento dell’Unione politica europea già contenuta in essenza nella moneta unica”.
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