Il piano di privatizzazioni del Governo è figlio della necessità e non di una strategia. A dirlo è il vicepresidente di Confindustria, Aurelio Regina, ai microfoni de “L’Economia prima di tutto”: “Quando lo Stato fa un passo indietro nell’economia e nel mercato, va salutato sempre positivamente, ma questo piano sembra mosso più da necessità che da vera scelta politica”.
“Si tratta di piccole cessioni – prosegue Regina -, in alcuni casi di cessioni di società non strategiche, e nulla si dice invece rispetto al grande piano di privatizzazione o comunque di vendita che andrebbe fatto per le migliaia di società pubbliche locali che oggi assorbono denaro pubblico. Queste società nei casi più positivi hanno una redditività tale che messa sul mercato potrebbe essere molto incentivante per ripianare i debiti locali anziché farli ripianare ai cittadini ed alle imprese”. Il giudizio del vicepresidente di Confindustria è netto: “Da questo punto di vista manca totalmente una strategia”.
Ma li timori di Regina non si fermano qui. A preoccupare il numero due di viale dell’Astronomia è il rischio, “ma ci stiamo avviando verso la certezza”, che la copertura per lo stop all’Imu provenga dall’aumento degli acconti fiscali non solo per banche e assicurazioni, ma anche per tutte le altre imprese: “Sarebbe gravissimo in questo momento in cui le imprese sono sotto l’impatto dei consumi interni che stanno drasticamente crollando, anche nel 2013”.
“Le aziende – prosegue – si troverebbero esposte a un nuovo esborso di denaro, ad anticipare del denaro” allo Stato “per cancellare una tassa che invece non andava cancellata, perchè una tassa sulla proprietà esiste in quasi tutti i Paesi del mondo, e da questo punto di vista non andava aggravato il bilancio pubblico eliminando questa tassa”. Secondo Regina, qualora si verificasse quest’ipotesi andrebbe a ridursi “la liquidità nelle casse che sono già molto scarse delle imprese aggravando quindi ancora di più il problema dell’accesso al credito”.