Il Centro Studi di Confindustria in un rapporto di previsione dal titolo “L’economia italiana tra rialzo dei tassi e inflazione alta” ha stimato il pil 2023 dell’Italia in crescita dello 0,4%.
Una “crescita modesta” ma “più favorevole di quanto ipotizzato appena qualche mese fa” quando si prevedeva una crescita zero. Confindustria scaccia quindi la paura di una grande frenata. Si tratta di una variazione acquisita e, quindi, resterà tale anche se i prossimi quattro trimestri registrassero una crescita nulla. La revisione al rialzo per il 2023 deriva dall’andamento migliore delle attese nella seconda metà del 2022, nonostante lo shock energetico e la situazione globale. Sulla crescita pesano l’incognita dei tassi (il più ampio e il più rapido rialzo dal 1999: +3,5 punti in nove mesi), e i consumi delle famiglie italiane che rimarranno quasi fermi nel 2023 (+0,2%).
Per il 2024, invece, le stime parlano di un miglioramento dell’1,2% grazie al rientro dell’inflazione, alla politica monetaria meno restrittiva e alla schiarita nel contesto internazionale. Importante ruolo giocheranno anche le riforme del PNRR e e il rilancio degli investimenti.
Ogni aumento dei tassi dell’1% butta giù l’economia dello 0,6%
Nel corso del suo intervento alla Conferenza nazionale delle Camere di commercio a Firenze, il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, ha analizzato la situazione italiana e le politiche adottate dalla Banca Centrale europea per contrastare l’inflazione. Bonomi si è detto preoccupato dalle recenti manovre della Bce: “Ci aspettiamo nell’ultimo quadrimestre dell’anno una discesa dell’inflazione. Sarà una inflazione che sarà intorno al 5-6%. Di fronte a questa inflazione vediamo politiche della Bce che ci preoccupano perché abbiamo vissuto 10 anni di tassi negativi, il che era impensabile: quello che sta facendo la Bce sta andando oltre il giusto contrasto che deve essere fatto” e “non vorrei che per il contrasto all’inflazione si entrasse in recessione. La ricetta era giusta, l’operazione è andata bene ma il paziente è morto”. Secondo il rapporto di previsione di Confindustria, infatti, “ogni aumento dell’1% del costo del denaro determina una contrazione del Pil nell’ordine di circa lo 0,6%. Il sistema Italia ha retto la situazione ma “siamo consci della forza del sistema imprenditoriale italiano ma non dobbiamo illuderci” ha aggiunto il Presidente Bonomi.
Nel 2023 rallentamento di Eurozona e Usa, Cina boom
“Ci aspettiamo un secondo semestre dell’anno in rallentamento, e i dati della produzione manifatturiera purtroppo già stanno segnando un rallentamento. Ed è importante questo dato perché sappiamo tutti che la produzione manifatturiera fa da traino a tutto il resto” – spiega Bonomi – “ ci sono alcuni fattori che ci fanno riflettere su quello che sarà il percorso di quest’anno e dell’anno prossimo: tutti i dati dicono che l’eurozona e gli Usa nel 2023 rallenteranno” a differenza della Cina che dopo il lockdown “ripartirà in maniera molto forte” e dei paesi emergenti che registreranno una forte crescita.