Il Centro studi di Confindustria ha tagliato le previsioni sulla crescita del Pil italiano nel 2016 (da +0,8% a +0,7%) e nel 2017 (da +0,6% a +0,5%), sottolineando che l’economia del nostro Paese è più debole del previsto e i rischi per l’anno prossimo stanno aumentando.
Nelle nuove stime, inoltre, il CsC conferma il rapporto deficit/Pil al 2,5% nel 2016 e al 2,3% nel 2017, mentre il debito pubblico è rivisto al 133,3% del Pil per quest’anno (dal 133,4% di luglio) ed è confermato al 134% per il prossimo. Le previsioni sul tasso di disoccupazione restano all’11,5% per quest’anno, ma salgono all’11,2% (dall’11,1%) per il prossimo.
“L’economia italiana presenta una debolezza superiore all’attesa – scrive il Csc nel rapporto periodico sugli scenari economici -. I rischi si mantengono verso il basso. La crescita indicata per il 2017, sebbene già del tutto insoddisfacente, non è scontata e va conquistata“.
Secondo Luca Paolazzi, direttore del Csc, “non riusciamo a schiodarci dalla malattia della lenta crescita di cui soffriamo da inizio 2000” e ai ritmi attuali il momento in cui l’Italia potrà riagganciare il livello pre-crisi “è rinviato al 2028”.
Rispetto alle stime di luglio sono peggiorati sia lo scenario globale che quello interno, e a questo si aggiunge “un aumento dell’incertezza legato questa volta anche al fattore politico“, spiega Paolazzi, citando le incognite legate una serie di appuntamenti che vanno dalle elezioni per la Casa Bianca alle presidenziali in Francia, fino alle politiche in Germania.
In uno scenario di produzione industriale ferma, credito alle imprese ancora scarso e prestiti alle famiglie in stallo, secondo il CsC servono servono più investimenti.
Confindustria ribadisce poi l’importanza per l’andamento dell’economia che al referendum costituzionale in autunno vinca il Sì. Riguardo invece alla Brexit, l’associazione conferma che “le conseguenze si sono rivelate meno gravi di quanto temuto”.