Ha vinto la continuità di Vincenzo Boccia. Stamattina il Consiglio Generale dell’associazione degli industriali ha designato il nuovo presidente. Il candidato salernitano è riuscito a prevalere sul rivale bolognese Alberto Vacchi, ma l’esiguo divario tra i due lascia l’amaro in bocca ai sostenitori della discontinuità e del cambiamento. Sono stati solo 9 i voti di differenza tra i due pretendenti alla poltrona: 100 preferenze per Boccia, 91 per Vacchi (una sola scheda bianca, 192 preferenze in tutto su 198 aventi diritto).
PROSSIMA TAPPA, LA SQUADRA
Una vittoria in extremis che soddisfa i grandi sostenitori di Boccia: dal presidente della Banca Nazionale del Lavoro Luigi Abete, alla numero uno di Eni Emma Marcegaglia, fino al presidente di Erg Edoardo Garrone. Al suo fianco anche i Giovani industriali, Piccola industria, Piemonte e Liguria, parte del Nordest e del Sud e isole.
Adesso comincerà l’iter per la creazione della squadra che affiancherà il successore di Giorgio Squinzi. La votazione avverrà il prossimo 28 aprile. Meno di un mese dopo, saranno i delegati dell’assemblea privata a eleggere il nuovo numero uno, la cui investitura ufficiale è prevista per il 26 maggio, in occasione dell’assemblea pubblica.
UN LUNGO PERCORSO
Si chiude dunque una fase cruciale per il futuro di Confindustria, caratterizzata da polemiche e accuse riguardanti il nuovo sistema elettorale che, secondo i suoi detrattori, non avrebbe favorito un confronto aperto tra i due candidati, ponendo in secondo piano i programmi in favore dei cosiddetti “inciuci”. Difficile dimenticare le parole pronunciate da Marco Bonometti, nel giorno del suo ritiro dalla corsa alla presidenza: “I vincoli imposti ai candidati – ha dichiarato l’imprenditore bresciano – hanno favorito ‘il professionismo confindustriale’ che ha potuto lavorare indisturbato, tessendo ragnatele e scambiando consensi, come la peggiore politica da noi sempre vituperata. Questo non è nel mio dna”.
Cinquantadue anni, salernitano, Vincenzo Boccia è amministratore delegato di Arti Grafiche, azienda di famiglia che opera nel settore grafico da oltre 50 anni con un fatturato di 40 milioni di euro l’anno e 160 dipendenti. Un’impresa certamente più piccola rispetto a quella di Vacchi, alla guida di Ima, società attiva nel settore della progettazione e della produzione di macchine automatiche per il processo e il confezionamento di prodotti farmaceutici, cosmetici, alimentari, tè e caffè con un fatturato da 1.109,5 milioni di euro, con più di 7.000 dipendenti e 34 stabilimenti di produzione dislocati in tutto il mondo.
Ma le “differenze dimensionali” non sembrano aver inciso sulla votazione dei membri del Consiglio, che hanno tenuto conto anche della pluridecennale attività di Boccia in Confindustria. La sua esperienza nell’associazione è cominciata negli anni Novanta con l’adesione al Gruppo dei Giovani Imprenditori. Dopo aver guidato i giovani salernitani prima e regionali poi, è stato scelto da Edoardo Garrone come vicepresidente nazionale dei Giovani. Un trampolino che ha consentito al nuovo numero uno degli imprenditori di diventare nel 2009 il presidente nazionale della Piccola Industria e, di diritto, quella di vicepresidente di Confindustria.
In qualità di presidente della Piccola è entrato nella Commissione di riforma presieduta da Carlo Pesenti che ha disegnato il nuovo assetto organizzativo del sistema. Successivamente è stato designato come componente del Comitato per l’Implementazione della Riforma Pesenti che ha riscritto lo statuto confederale.
COSTRUIRE UN FUTURO COMUNE
Al termine del Consiglio Generale che ha determinato la sua elezione, Vincenzo Boccia ha commentato: “Le complessità che abbiamo di fronte non ci permettono il lusso di litigare all’interno: questa Confindustria riuscirà a costruire un percorso di evoluzione, continuità e di cambiamento. I prossimi mesi affronteremo le questioni della squadra, delle deleghe e dell’assemblea. Cercheremo di coinvolgere il più possibile i colleghi. Nei prossimi giorni riusciremo a costruire e a dare l’esempio di come si fa sistema». Per il nuovo presidente, «si apre una stagione nuova di Confindustria”.
Come di consueto, il nuovo numero uno ha ricevuto gli auguri del rivale Vacchi, che però non ha mancato di sottolineare la divisione interna all’associazione, una divisione che deve essere superata in nome delle sfide che la attendono nel prossimo futuro: “Faccio i miei migliori auguri a Vincenzo Boccia, quello che non deve esistere ora è una spaccatura all’interno di Confindustria. Il minimo scarto con Boccia è a testimonianza di una Confindustria che ha due posizioni diverse. Ora la priorità è identificare una squadra molto forte, perché le sfide del prossimo futuro non saranno banali”.
ASSOCIAZIONE DIVISA
Soddisfatto il presidente uscente Squinzi che, incontrando i giornalisti ha inviato i colleghi ha ricomporre la frattura palesatasi nel corso della votazione e a proseguire uniti verso gli obiettivi che Confindustria si è prefissata. Il risultato, a suo parere, “conferma la validità della riforma Pesenti. Ha vinto la democrazia”.
Di parere diametralmente opposto, l’ex presidente Luca Cordero di Montezemolo, aperto sostenitore di Vacchi, che non ha nascosto la sua delusione, affermando che “si è persa l’unica occasione di un vero cambiamento”. Non solo: “Vedere una Confindustria così spaccata” ha continuato il presidente di Alitalia “deve essere un motivo di profondo rammarico per il presidente uscente”, Giorgio Squinzi.
Soddisfatta invece Emma Marcegaglia, presidente di Eni: “Boccia è una persona di esperienza, che saprà creare la giusta discontinuità, con ha un programma molto forte”. Anche se c’è stato uno scarto di pochi voti Marcegaglia si è detta “convinta che Confindustria si ricompatterà anche questa volta”. Dello stesso avviso anche Luigi Abete che attacca frontalmente Montezemolo: “Non c’è nessuna Confindustria spaccata, qualche volta Montezemolo ha interpretazioni molto soggettive”.
IL NODO DEL SOLE 24 ORE
Parlando del futuro, sono diverse le sfide che il neopresidente dovrà affrontare, prima tra tutte, quella del nuovo modello contrattuale, un tema di importanza prioritaria per la produttività e per la competitività dell’industria italiana. Per non parlare del futuro del Sole 24 Ore, giornale edito da Confindustria, il cui destino negli ultimi mesi è al centro del dibattito nazionale. Nel suo programma Boccia chiede inoltre di ribadire “la centralità dell’industria come principale antidoto alla stagnazione e alla bassa crescita”. Secondo lui, il ruolo dell’impresa e di Confindustria “diventa focale in questa situazione fragile ma positiva”. L’associazione dovrà tornare ad essere un punto di riferimento per le industrie dislocate sul territorio e per l’intero Paese.
Dovrà essere, si legge nella sua piattaforma, “di progetto, proposta e denuncia, inclusiva e non elitaria, capace di fare sintesi tra le esigenze dell’industria e quella del Paese”.