Colpo di scena nella corsa alla Presidenza della Confindustria. A poche ore dalla riunione del Consiglio generale che domani avrebbe dovuto votare il nuovo Presidente scegliendo tra Edoardo Garrone, vicepresidente della Erg e Presidente del Sole 24 Ore, e Emanuele Orsini, piccolo imprenditore emiliano e vicepresidente uscente dell’organizzazione degli industriali privati, Garrone ha deciso di ritirarsi facendo un passo indietro e aprendo la strada all’incoronazione di Orsini. Lo ha fatto inviando una lunga lettera a Confindustria in cui spiega con signorilità ma non senza qualche frecciata polemica, le ragioni del suo clamoroso gesto.
Garrone: le ragioni del ritiro
Di fronte alle tensioni e alle fratture che si sono determinate nel corso della lunga battaglia per il rinnovo dei vertici dell’associazione nel corso della quale – sostiene in sostanza Garrone – non sono mancati “aspetti deplorevoli del nostro sistema”, la Confindustria ha bisogno di recuperare unità che non può essere garantita da un presidente eletto per pochi voti e ha bisogno – questo è il passaggio chiave non privo di risvolti polemici – “di una Presidenza al servizio della Confindustria e non una Confindustria al servizio del Presidente”. Di qui il passo indietro con amarezza ma senso di rispettabilità.
Come nel 2000, la contrapposizione tra grande industria e piccole imprese, che allora segnò l’imprevedibile sconfitta del top manager della Fiat Carlo Callieri e l’ascesa alla Presidenza del piccolo imprenditore napoletano, Antonio D’Amato, anche stavolta la guida della Confindustria finisce nelle mani di un piccolo imprenditore come Orsini, la cui ascesa è stata costellata da mille polemiche, ma che sarà ovviamente giudicato dai fatti e non dalle dimensioni delle sue aziende, la Sistem Costruzioni srl e la Tino Prosciutti.
Da come Orsini si muoverà si capirà presto se la futura Confindustria, che è attesa da sfide epocali, sarà in mano ad un piccolo imprenditore o se sarà una Confindustria piccola piccola. Con D’Amato che, in polemica con le grandi famiglie industriali appiattì Confindustria sul Governo Berlusconi e rovinò il Sole 24 Ore, allora al massimo del suo successo, finì male. Ma non sempre la storia si ripete. O almeno si spera.