Ancora brutte notizie per l’industria italiana. A maggio, secondo i direttori d’acquisto, gli ordini ricevuti dalle imprese si sono ridotti ulteriormente: l’indice Pmi manifatturiero è rimasto in area ampiamente recessiva, a 40,3 punti (dai 39,2 di aprile, minimo degli ultimi tre anni), molto al di sotto della fatidica soglia 50, che marca il confine fra espansione e crescita.
Questa diminuzione riflette il calo sia della domanda nazionale sia di quella internazionale. La componente dei nuovi ordini destinati al mercato estero è rimasta in territorio di contrazione per il secondo mese consecutivo (47,4 punti da 46,5), pur segnalando un’attenuazione del ritmo di riduzione. Queste le ultime stime diffuse dal Centro studi di Confindustria (Csc).
Secondo il Csc, il mese scorso la produzione industriale è calata dello 0,6% su aprile, quando si è avuta una caduta di -1,9% su marzo. La variazione di maggio non incorpora gli effetti, ancora troppo difficili da quantificare, del terremoto in Emilia Romagna.
Sale al -23,5% la distanza dal picco di attività pre-crisi (aprile 2008), mentre il recupero dai minimi della recessione (marzo 2009) si riduce al 3,5%. Inoltre, gli indicatori sono nettamente peggiorati in maggio e prefigurano uno scenario recessivo anche per i prossimi mesi. Nel secondo trimestre l’attività continua a diminuire: la variazione acquisita è già di -2,2% sul primo. Un arretramento che arriva dopo tre trimestri di flessioni congiunturali.