C’è chi parla di successo e chi invece lo definisce un “grande flop”. Chi ha ragione? Numeri alla mano, è difficile non concordare con i secondi, considerando che il gettito potenziale che finirà nelle casse dello stato sarà di gran lunga inferiore alle previsioni e che le adesioni sono state molto, ma molto limitate. Certo è che le polemiche sul concordato preventivo biennale destinato a 2,7 milioni di partite Iva sono destinate a continuare.
Tutti i numeri del concordato preventivo biennale
Secondo le previsioni iniziali, il concordato preventivo avrebbe dovuto portare nelle casse dello Stato 2 miliardi di euro. A conti fatti, invece, ne arriveranno circa 1,6 miliardi, 400 milioni in meno rispetto alle stime. Una differenza non da poco, considerando anche che gli introiti della misura sarebbe dovuti servire per ridurre le tasse ai cittadini.
Le adesioni complessive sono state circa 600mila. Il che significa che, con la riapertura dei termini fino al 12 dicembre, sono stati solo 57 mila i soggetti che hanno aderito all’accordo biennale.
Parlando in termini percentuali, le adesioni complessive sono state pari al 13% dei 4,5 milioni di imprese, professionisti e autonomi che avrebbero potuto accedere al concordato (17% per i soggetti Isa e 7% dei forfettari).
Le reazioni
Per il viceministro all’Economia, Maurizio Leo, “il bilancio del concordato è incoraggiante e dimostra che il cambio di rotta voluto da questo Governo impostato su un maggior dialogo con i contribuenti può funzionare e dare i suoi risultati. Basti pensare – aggiunge il viceministro – che in un anno l’agenzia delle Entrate effettua controlli solo sul 4,2% dei soggetti lsa. Con il concordato noi abbiamo accompagnato verso l’affidabilità fiscale circa 190mila partite Iva”.
Molto diverso il commento del presidente dell’Associazione Nazionale Commercialisti, Marco Cuchel: “Ieri si è chiusa definitivamente la stagione del Concordato Preventivo Biennale per i periodi d’imposta 2024-2025. Il nuovo istituto introdotto quest’anno ha suscitato molte perplessità e alimentato un acceso dibattito a seguito dei continui cambiamenti fino a pochi giorni dalla scadenza che hanno determinato totale incertezza per i contribuenti e difficoltà operative per i commercialisti – afferma Cuchel -. Illegittimità costituzionale per mancato rispetto della capacità contributiva (art. 53), disparità di trattamento tra cittadini (art. 3), mancato rispetto di alcuni principi dello Statuto del Contribuente gli aspetti al centro del dibattito”.