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Concessioni balneari, proroga al 2027 e indennizzi per i gestori uscenti: governo e Ue approvano le nuove regole

Pixabay

Il governo ha deciso di prorogare le concessioni balneari fino al 30 settembre 2027, giusto in tempo per chiudere la legislatura con gli ombrelloni ancora al loro posto. Una mossa strategica che mette al sicuro i gestori attuali, con il pieno sostegno dell’Europa, che non sembra aver voluto forzare troppo la mano, purché le nuove gare siano indette entro il 2027. Insomma, un po’ di tempo in più per godersi la vista mare.

La questione è stata inserita nel “decreto infrazioni” approvato dal Cdm che, si spiega in una nota di Palazzo Chigi, consentirà di agevolare la chiusura di 16 casi di infrazione: si va dalla riduzione dei tempi della giustizia per il pagamento dei debiti commerciali e dei servizi di intercettazione nelle indagini penali alle norme sul codice della strada, dalla tutela dei minori indagati in procedimenti penali al diritto d’autore. Così il governo riesce a chiudere, per ora, un capitolo che per anni ha visto continui rinvii e proroghe, rispondendo finalmente alle sollecitazioni della Ue di rispettare la direttiva Bolkestein del 2006, che richiede l’apertura del mercato delle concessioni balneari alla concorrenza..

Concessioni balneari: ecco le novità

I punti principali della riforma delle concessioni balneari includono l’estensione delle concessioni attuali fino a settembre 2027, con l’obbligo di avviare le gare entro il 30 giugno dello stesso anno. È previsto un ulteriore slittamento fino al 31 marzo 2028 in caso di “ragioni oggettive”. Chi decide sulla proroga? Sindaci e funzionari locali. Così, se arriveranno denunce per una norma considerata illegale dal Consiglio di Stato e dalla Corte di Giustizia Europea, il governo potrà dichiarare di non esserne responsabile. Le nuove concessioni avranno una durata compresa tra 5 e 20 anni, per permettere ai gestori di ammortizzare gli investimenti. Palazzo Chigi ha confermato queste disposizioni in una nota ufficiale.

I nuovi gestori saranno inoltre tenuti ad assumere i lavoratori già impiegati, se la loro principale fonte di reddito derivava da quell’attività. Quanto ai vecchi concessionari, riceveranno un indennizzo dal nuovo gestore, calcolato sul valore dei beni non ancora ammortizzati e sugli investimenti fatti negli ultimi cinque anni. Un mini “diritto di prelazione”, che però è una versione molto più soft rispetto a quanto richiesto dalle associazioni di categoria e rispetto alla legge sulla concorrenza del governo Draghi, che considerava l’intero valore aziendale. Tale opzione è stata esclusa su richiesta di Bruxelles, che temeva potesse rappresentare un ingiusto vantaggio per gli attuali concessionari. Tra i criteri per aggiudicarsi la gara, sarà considerato un punto a favore l’aver gestito una concessione balneare come fonte principale di reddito negli ultimi cinque anni.

Infine, il ddl introduce la possibilità per gli enti locali di ordinare la demolizione delle strutture esistenti a spese del concessionario uscente, e aumenta i canoni demaniali, destinando una parte di questi fondi alla difesa delle aree costiere.

Il commento di Bruxelles

Anche la Ue ha espresso un parere positivo. “La Commissione accoglie con favore la decisione odierna dell’Italia sul caso delle concessioni balneari. Ciò fa seguito a scambi costruttivi attraverso i quali la Commissione e le autorità italiane hanno raggiunto un’intesa comune sul quadro legislativo della riforma delle concessioni balneari italiane alla luce del diritto dell’Ue, con una soluzione globale, aperta e non discriminatoria che copra tutte le concessioni da attuare entro i prossimi tre anni”, ha dichiarato una portavoce della Commissione. Ha aggiunto che, in questa fase, la Commissione non ha preso alcuna decisione formale nell’ambito della procedura di infrazione, ma valuterà il decreto alla luce dell’accordo raggiunto. Bruxelles seguirà da vicino il processo di gara e il rinnovo delle concessioni entro i tempi stabiliti.

Nel frattempo, però, in Puglia la Corte dei conti sta dando un’occhiata ai canoni dei lidi, che sembrano non essere stati sempre incassati regolarmente. Ma questa, come si dice, è un’altra storia.

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