Il Consiglio di Stato pone fine alla lunga telenovela sulle concessioni balneari. Martedì il massimo organo amministrativo ha stabilito che le concessioni pubbliche relative agli stabilimenti non potranno essere rinnovate oltre il 31 dicembre 2023. Dal giorno successivo, “non ci sarà alcuna possibilità di proroga ulteriore, neanche per via legislativa – scrivono i giudici in una delle due decisioni pubblicate – e il settore sarà comunque aperto alle regole della concorrenza”.
Di conseguenza, nel 2024 si dovranno tenere delle gare pubbliche. Non significa necessariamente che gli attuali concessionari siano destinati a cambiare: anche loro potranno rispondere al bando e, se vinceranno, potranno continuare a lavorare come hanno sempre fatto. Certo, le condizioni economiche saranno diverse e, con ogni probabilità, più favorevoli per lo Stato.
Il pronunciamento era atteso anche dal capo del governo, Mario Draghi, che la scorsa settimana – nel presentare il disegno di legge sulla concorrenza – aveva detto di attendere la decisione del Consiglio di Stato per definire l’orientamento dell’esecutivo in materia.
A questo punto, il governo ha due anni per fare quello che l’Europa chiede da tempo all’Italia: interrompere la proroga o il rinnovo automatico delle concessioni turistiche (come prevede la direttiva Bolkestein del 2006) e liberalizzare il mercato.
L’ultima proroga delle concessioni balneari varata dal nostro Paese vale in teoria fino al 2033. Il Consiglio di Stato l’ha definita “abnorme”, ma ha comunque scelto di non cambiare nulla fino al 2023 per “evitare il significativo impatto socioeconomico che deriverebbe da una decadenza immediata e generalizzata di tutte le concessioni in essere”.
Tuttavia, si legge ancora nella decisione del Consiglio di Stato, dal primo gennaio 2024 “tutte le concessioni demaniali dovranno considerarsi prive di effetto, indipendentemente da se vi sia – o meno – un soggetto subentrante nella concessione”.
Intanto, continua l’agitazione nel mondo dei taxi, pronto a mobilitarsi contro le ipotesi di liberalizzazione del settore prefigurate nel disegno di legge sulla concorrenza. I sindacati hanno scelto martedì la strada dello sciopero nazionale, indicando anche il prossimo 24 novembre come possibile data e prevedendo una grande manifestazione a Roma.