Un intesa tra Ministero dello Sviluppo Economico e Società Invitalia può far fare un passo avanti in direzione della competitività le imprese del Sud. Il governo Gentiloni prima di lasciare ha trovato altri fondi alla voce energia con l’effetto di aumentare le possibilità di successo su attività specifiche. Non è chiaro che destino avranno questi accordi con il nuovo governo leghista-grillino. È lecito avere qualche dubbio, soprattutto per le parole d’ordine dei due contraenti sulle società partecipate dallo Stato e non solo. Ad ogni modo ci sono 290 milioni di euro di investimenti da realizzare entro il 2020 per le smart grids. Quelle reti elettriche di nuova generazione che permettono un uso intelligente dell’energia in base alle effettive necessità. Un sistema di distribuzione adatto per tenere sotto controllo gli assorbimenti elettrici e che riduce fortemente i rischi di interruzione nelle aree meno sviluppate.
Il Pon sulla competitività – da cui tutto nasce – contiene due iniziative per Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. Nelle lacunose indicazioni del contratto di governo per il Sud, l’annuncio di domenica da parte di Invitalia ha valore strategico alto per le imprese. Ma chissà. Le domande dal territorio sono state molte e in diversi tavoli di concertazione sia gli industriali che i sindacati hanno insistito per avere accesso a risorse aggiuntive. Nello specifico c’è un bando con 80 milioni di euro per 21 progetti smart per costruire, adeguare o potenziare le infrastrutture elettriche regionali . Poi fondi per le reti di trasmissione, con altri 120 milioni di euro, per un moderno piano sulla rete in alta e altissima tensione. Soldi finalizzati anche ad incrementare la quantità di energia prodotta da fonti rinnovabili connesse alla rete esistente. Arrivano da quell’Europa con la quale si dice di voler ridiscutere tutto e il contrario di tutto.
Dove sono le novità dato che il quadro di riferimento resta la programmazione dei fondi 2014-2020 e siamo a metà 2018? Manca all’incirca un anno e mezzo per vedere cose realmente fatte e poiché le aspettative delle aziende erano superiori alle risorse e, quindi il Mise ha stanziato 61 milioni per 15 progetti smart e 27 milioni per 4 interventi sull’alta e altissima tensione. Insomma una dotazione aggiuntiva a beneficio del Sud, che confrontata con quanto é scritto nel contratto del nuovo governo, potrebbe saltare . Lega e M5S per le Regioni del Sud, “contrariamente al passato” hanno stabilito di non individuare specifiche misure con il marchio Mezzogiorno, nella consapevolezza che le scelte politiche previste dal contratto firmato, sono orientate dalla convinzione verso uno sviluppo economico omogeneo per il Paese, pur tenendo conto delle differenti esigenze territoriali con l’obiettivo di colmare il gap tra Nord e Sud (Sud; Punto 25). Vuol dire smantellare ciò che il governo uscente – anche tra errori – ha appena deciso di incrementare sull’energia ed altro? La genericità del capitolo Sud del contratto è stata evidenziata da illustri economisti e non è dato sapere ancora cosa potrà fare o decidere il premier prescelto . Se, come, quando terrà conto del contratto Salvini-Di Maio .
Il punto è che sul versante dell’energia le imprese del Sud pagano prezzi altissimi alla propria competitività. Affrontare questo tema è strategico , come lo è in generale il capitolo infrastrutture di cui quelle energetiche sono una parte fondamentale. Il pericolo che si corre, invece, è che questi esempi di concertazione strategica, il governo Lega – M5S li veda come esempio di continuità con il passato, rispetto alla quale i nuovi leader esprimono “contrarietà”. Dovrebbe invece essere chiaro che cancellare o rivedere progetti di questa portata , per polemica contro l’Europa, contrarietà preconcetta, annullamento del ruolo di società pubbliche e chi vuole aggiunga altri alibi, significa condannare il Sud ad altra arretratezza. Non è augurabile.