“Basta o crolla tutto” avevano scritto solo ieri in un appello congiunto alla Commissione europea due personalità del calibro di Romano Prodi e Mario Monti, entrambi ex premier italiani, il primo anche ex presidente della Commissione Ue, il secondo due volte commissario. Molto precisa la scelta dei tempi, perché l’appello cadeva proprio alla vigilia di un incontro decisivo a Bruxelles tra i gruppi delle famiglie politiche che sostengono la nuova Commissione presieduta da Ursula von der Leyen, con l’obiettivo di superare una volta per tutte i veti incrociati che stavano bloccando il via libera definitivo alla nuova squadra della Commissione, in particolare alle sei vicepresidenze, tra cui quelle della spagnola Teresa Ribera e dell’italiano Raffaele Fitto, e all’incarico di commissario per l’ungherese Olivér Várhelyi. Accordo che è stato alla fine raggiunto ieri sera consentendo alla presidente von der Leyen di portare tutti i commissari per l’approvazione definitiva da parte del Parlamento europeo in sessione plenaria il 27 novembre a Strasburgo.
L’appello di Prodi e Monti al Parlamento Ue: “Responsabilità politica per un’Europa più forte”
Prodi e Monti invitavano tutti i gruppi a far prevalere il senso di responsabilità affinché “in questo momento, con le enormi sfide che l’Unione europea deve fronteggiare ad Est e ad Ovest davanti a candidati qualificati come Teresa Ribera o Raffaele Fitto, non prevalgano le tensioni intestine, in particolare tra i gruppi considerati più europeisti quali i Popolari e i Socialisti”. Tensioni che secondo Prodi e Monti avrebbero causato un grave conflitto tra Parlamento e Commissione e forse anche alla caduta della von der Leyen 2 “proprio quando i cambiamenti nella politica americana ci obbligano a costruire un’Europa più forte e più coesa”.
Nomine Ue sbloccate, ma restano tensioni su Fitto e Ribera
Un appello che ha contribuito a rasserenare il clima, tanto che già ieri a metà giornata tutto lasciava presumere che l’impasse sarebbe stata superata. È stato alla fine sbloccato il processo di valutazione di sei vicepresidenti esecutivi (Kaja Kallas, Raffaele Fitto, Roxana Mînzatu, Stéphane Séjourné, Teresa Ribera e Henna Virkkunen) e dell’ungherese Olivér Várhelyi.
Anche se il gruppo S&D non è soddisfatto del fatto che il candidato di destra italiano Fitto abbia ricevuto un incarico di rilievo, mentre il Ppe spagnolo ha messo in dubbio l’idoneità della Ribera, i coordinatori dei gruppi politici nelle rispettive commissioni si sono riuniti ieri sera per approvare le valutazioni dei candidati ancora non “promossi”. Gli eurodeputati popolari spagnoli hanno manifestato un certo disappunto nei confronti della loro famiglia politica del Ppe, favorevoli a un voto segreto sulla Ribera, che avrebbe consentito un’eventuale bocciatura nel caso in cui la sua gestione della catastrofe di Valencia, che ha causato più di 220 vittime, fosse perseguita. Tuttavia, questa linea rossa è stata attenuata e, per il Ppe, si tratta di un problema che deve essere risolto in Spagna.
Fitto a rischio ridimensionamento: von der Leyen valuta rimpasto sul bilancio Ue
Per quanto riguarda Fitto, potrebbe però alla fine ritrovarsi con competenze e personale ridotto. La presidente della Commissione Ursula von der Leyen sta valutando un rimpasto del personale per rafforzare il suo controllo sul bilancio comune di 1.200 miliardi di euro della Ue. Uno spostamento che, secondo quanto riferisce Politico, potrebbe andare a discapito delle competenze del futuro commissario che si occupa delle riforme, ovvero Raffaele Fitto. La prima fase di questo rimpasto potrebbe vedere la Commissione fondere il suo preesistente dipartimento per le riforme, composto da 192 persone e noto come DG Reform, con l’unità per il Recovery che attualmente opera sotto il controllo della presidente.