Qualità e quantità delle leggi, frammentazione della burocrazia a livello territoriale, rapporto fra politica e pubblica amministrazione. Queste le tre macro-aree d’intervento individuate dalla commissione bicamerale per la Semplificazione, che – dopo tre mesi di audizioni con i rappresentanti d’imprese, consumatori e istituzioni, compresa l’Ocse – ha pubblicato i risultati della propria indagine conoscitiva sul mondo delle leggi e dell’amministrazione.
“Occorre una radicale riforma, un salto culturale – ha detto oggi Bruno Tabacci, presidente della commissione, presentando il documento a Montecitorio –. E’ un’esigenza assoluta”, a cominciare dal livello linguistico, visto che ancora oggi “le leggi risultano incomprensibili ai cittadini a causa dei troppi rinvii che contengono”, e spesso “neanche i parlamentari sono in grado di comprendere i testi che votano”.
Il documento conclusivo dell’indagine, approvato all’unanimità dalle diverse forze politiche, indica una serie di possibili misure per disboscare la selva italiana di norme legislative e amministrative. Ecco quelle principali:
– implementare la digitalizzazione in corso e costruire un’unica rete informatica in cui far confluire tutte le pubbliche amministrazioni;
– superare la legislazione per annunci e le cosiddette “norme manifesto”, rimaste lettera morta per il mancato via libera ai decreti attuativi;
– intervenire sui settori chiave per liberare risorse utili alla crescita, riducendo la burocrazia in materia di fisco, edilizia, ambiente, paesaggio e beni culturali;
– creare un’Agenda online per la semplificazione che individui obiettivi, responsabilità, scadenze e modalità di verifica;
– rafforzare la cooperazione fra Stato, Regioni e autonomie locali per realizzare insieme il programma di semplificazioni, a cominciare dalla standardizzazione della modulistica e delle procedure;
-varare un nuovo e stringente programma di liberalizzazioni, “dopo anni di annunci rimasti privi di effetti, come ampiamente segnalato nel corso dell’indagine conoscitiva”;
– redigere codici e testi unici, anche con l’aiuto del Consiglio di Stato, partendo dalla produzione di testi unici compilativi come primo passo verso il riordino delle normative settoriali, anche nell’ottica della semplificazione amministrativa.
Inoltre, secondo la commissione, “non si può immaginare una vera semplificazione se non si rilancia una riforma della pubblica amministrazione”: in particolare, “tra politica e amministrazione vanno ristabilite le dovute gerarchie e le reciproche responsabilità, anche tornando al principio fondamentale dell’accesso alla pubblica amministrazione per pubblico concorso”, che favorisca il merito e tenga conto anche delle competenze informatiche.
“Complicare le cose è una capacità tutta italiana – ha commentato Laura Boldrini, presidente della Camera, intervenuta alla presentazione dell’indagine –, ma semplificare significa avere più trasparenza, più democrazia e maggiori possibilità di crescita, in uno Stato che si deve rifondare su un nuovo patto sociale fra istituzioni e amministrazioni pubbliche da un lato, imprese e cittadini dall’altro. La mancanza di fiducia porta alla proliferazione delle norme, che a sua volta favorisce la deroga dalle norme stesse, quando non la corruzione, come risulta evidente dai recenti episodi legati all’Expo. Sono necessarie procedure più snelle, che rendano più efficaci anche i controlli e le verifiche sul campo, con le eventuali sanzioni”.
Tutto questo per raggiungere un obiettivo d’interesse generale: “Liberare le molte energie che oggi non riusciamo a sfruttare – ha concluso Boldrini –, perché le difficoltà burocratiche fanno sì che chiunque abbia delle idee scelga di non realizzarle nel nostro Paese, ma di andare all’estero. E’ una perdita enorme”.