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Commissione banche, specchio di un delirio politico inquisitorio

FIRSTonline

I mercati finanziari italiani, che già soffrono della incertezza della politica economica del governo gialloverde, saranno fra breve investiti da un venticello dal vago sapore antieuropeo che accrescerà il grado di incertezza sui mercati medesimi. Nuova incertezza originata dalla istituzione della nuova Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario italiano, frutto di un delirio politico inquisitorio.   

Già il Presidente Mattarella aveva eccepito che fosse stato omesso un limite temporale alla attività della Commissione che potrà così indagare fino alla fine della legislatura, su fatti, misfatti, supposti truffati, persone e istituzioni private e pubbliche, che abbiano agito entro i labili confini della finanza pubblica e privata. Analoga manifestazione di inciviltà giuridica consiste nella omissione di un limite temporale all’indietro”: ad esempio limitare le inchieste agli atti e ai supposti misfatti avvenuti fino all’insediamento della Commissione stessa. 

Per effetto delle due omissioni è ragionevole ritenere che all’insediamento della Commissione seguiranno l’ingessatura e un grave condizionamento delle scelte finanziarie di tutti i soggetti partecipanti ai mercati finanziari italianiAnche perché è facile prevedere che la Commissione sarà inevitabilmente e politicamente portata ad “aprire un fascicolo” sui fatti e presunti misfatti e autodenunce di truffa finanziaria che dovessero insorgere lungo lo scorrere del tempo della sua lunga attività inquisitoria. Infatti, l’art. 3 (competenze della Commissione) elenca all’incirca trenta ambiti su cui indirizzare le inchieste della Commissione. 

Ma tale articolo appare anche come l’assemblaggio non ragionato disordinato dei titoli dei paragrafi dei manuali di economia e diritto bancario, finanziario e assicurativo, con incursioni nei manuali di diritto penale e amministrativo. Specchio di un delirio politico inquisitorio tradotto in norme che farebbe invidia alla ex Stasi tedesca alla ex Ghepeu sovietica. Ad esempio, l’art 3 muove infatti dalla istituzione di una procura speciale per i reati finanziari (art 3, c 1 lett. b), per proseguire con l’analisi critica di diritto comparato degli Stati della UE (lett-c) e con un inopinato e incomprensibile riferimento al debito pubblico per il quale si intende (lett. n) analizzare e valutare il debito pubblico nella componente di esposizione al rischio in relazione alle garanzie sulla cartolarizzazione delle sofferenze (GACS).

Dato lo sconfinato elenco di competenze, la Commissione potrà ogni volta scegliere quale ambito indagare a seconda della convenienza politica ed elettorale del momento più opportuno: fatta salva la norma pulcinella del segreto d’ufficio e il servizio di intelligence dei grillini. Giocherà un ruolo importante il presidente della Commissione che dovrebbe avere tutti i meriti di Phil Angelides, laureato ad Harward, tesoriere dello Stato della California, noto e apprezzato politico e conoscitore del mondo finanziario e, per questi suoi meriti, presidente della National Commission on the Causes of the Financial and Economic Crisis in the United States che lavorò ai tempi della amministrazione Obama.

Nel caso dell’Italia, a fronte di siffatto delirio inquisitorio tradotto in norme è ragionevole prevedere che all’insediamento della nuova Commissione seguirà l’ingessatura se non la paralisi dell’intero sistema bancario e finanziario italiano. Stupisce pertanto che nel corso del dibattito parlamentare dedicato alla istituzione di siffatta Commissione nessun rappresentante delle forze politiche di maggioranza o di minoranza abbia accennato e tenuto presente che il sistema finanziario nei suoi tre segmenti creditizio, mobiliare e assicurativo, è per sua natura strutturalmente finanziariamente instabile e soggetto crisi di più o meno ampia portata che possono sfociare in crisi sistemiche: anche nel caso del più corretto, responsabile, trasparente comportamento di tutti gli addetti ai lavori.

Come è noto da sempre, anche se espunto dalla cultura economica silvopastorale coerente con la teoria della decrescita felice, non esiste la condizione operativa del rischio zero”: sia per i prenditori di fondi (e imprese finanziarie e non finanziarie) sia per i fornitori dei fondi (le famiglie risparmiatrici). Poiché è altrettanto ragionevole che nel corso dei prossimi anni si manifesti una crisi finanziaria nello sconfinato settore su cui la Commissione è chiamata ad indagare, ogni operatore economico e finanziario si sentirà sul collo il fiato della Commissione stessa pronta ad intervenire su ogni sospetto di misfatto finanziario dato che, con minacciosa chiusura dell’art.3, lett. v, la Commissione potràprocedere alle eventuali ulteriori indagini necessarie al corretto svolgimento dei lavori della Commissione in relazione alle competenze previste dal presente articolo. 

Come risponderanno i mercati finanziari a fronte di siffatto delirio inquisitorio è quanto di più incerto che oggi si possa presumere. Ad esempio, per quanto riguarda l’impossibilità pratica e teorica del rischio zero”non è dato di sapere quale sarà la reazione a fronte della valutazione affidata alla Commissione per accertare se  il “rischio di mercato, determini una lesione dei princìpi di concorrenza alla base del mercato unico (art.3, comma 1, lett.e); oppure quanta incertezza si generi sul mercato a fronte della facoltà di (lett. l) indagare sulla solidità, efficienza organizzativa e stato di incertezza del sistema dei confidi e sul rischio di impatto (?)  di questi sugli enti pubblici sia in qualità di sottoscrittori sia in qualità di contro assicuratori; ma anche quali e quante iniziative attendere dal comma 3 che consente alla Commissione di indagare sulla correttezza del collocamento presso il pubblico, con riferimento ai piccoli risparmiatori e agli investitori non istituzionali, dei prodotti finanziari, soprattutto di quelli ad alto rischio, e con particolare riguardo alle obbligazioni bancarie e alle obbligazioni di società e compagnie commerciali, siano esse in attività o fallite o in liquidazione, che non abbiano rimborsato i rispettivi titoli agli investitori;  

In conclusione, alla incertezza di oggi e di quanto avverrà dopo le elezioni europee, la futura pratica del delirio inquisitorio aggiungerà incertezza ad incertezza lungo un ampio arco di tempo, con inevitabili effetti negativi sul funzionamento dei mercati finanziari perennemente esposti a rischi operativi di controparte e di mercato e sulle aspettative degli operatori e dei risparmiatori.

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