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Commerzbank, la banca della porta accanto per le Pmi tedesche: la crescita, i venti contrari, le mire di Orcel

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Di che cosa ha parlato quest’estate con la sua famiglia il capo di Commerzbank, Manfred Knof, come egli ha detto, per fargli decidere al suo rientro in Germania di mettere due firme cruciali per la banca e per se stesso: la vendita a Unicredit e le sue dimissioni dopo un solo mandato. L’impressione è che ci fossero abbastanza elementi per far voltare pagina a entrambi dopo oltre 10 anni di lavoro.

LEGGI Commerzbank, la banca della porta accanto

Ieri Unicredit ha annunciato l’acquisto del 9% del capitale della seconda maggiore banca tedesca per un valore complessivo intorno a 1,5 miliardi: il 4,49% è stato rilevato nell’ambito di un’offerta di accelerated book building condotta per conto della Repubblica Federale, mentre il resto è stato acquistato mediante operazioni sul mercato. Solo pochi giorni fa il governo tedesco aveva annunciato che era arrivato il tempo di vendere la quota che era ancora nelle sue mani, pari al 16,5%. E Unicredit ha parlato della possibilità di espandere ulteriormente la sua presenza in Commerzbank. Oltre a Unicredit e allo Stato tedesco, nel capitale della banca teutonica ci sono anche la Banca centrale norvegese con il 3% e i francesi di Amundi con una piccola quota dello 0,6%.

La banca della porta accanto per le Pmi tedesche

Commerzbank è una delle banche più note in Germania, considerata la banca della porta accanto, quella da sempre vicina alle piccole e medie imprese tedesche oltre ad essere un partner di rilievo per circa 25.500 gruppi di clienti aziendali e quasi 11 milioni di clienti privati e piccole imprese in Germania. Dal suo quartier generale a Francoforte sul Meno e grazie a oltre 40.000 dipendenti, Commerzbank fa anche da tramite a circa un terzo del commercio estero della Germania: è presente in più di 40 Paesi e in particolare sostiene i clienti che hanno rapporti commerciali con la Germania, l’Austria o la Svizzera.

La presenza di Knof in banca dal 2021, proveniente dalla rivale Deutsche Bank, si intreccia con la cura da cavallo iniettata dallo Stato federale tedesco per salvarla dalla crisi finanziaria globale del 2009. In quello stesso anno il governo tedesco è entrato nel capitale di Commerzbank, attraverso il fondo di salvataggio SoFFin (Sonderfonds Finanzmarktstabilisierung): valutando il rischio sistemico, ha iniettato 18,2 miliardi di euro ottenendo una partecipazione di circa il 25%.

A Knof è stato attribuito il merito di aver supervisionato un’inversione di tendenza di successo della banca, lottando a lungo con costi gonfiati, tiepide crescite e magri rendimenti sul capitale. Commerzbank, sotto la mano di Knof, ha tagliato un posto di lavoro su tre in Germania e ha dimezzato la sua rete di filiali rispetto al migliaio degli anni d’oro, cavalcando anche l’ondata di digitalizzazione in corso in tutto il settore.

Sempre Knof ha fatto ritrovare la forza alla banca per fare i primi buyback della storia della banca, lunga 154 anni e ha anche dato il via alla distribuzione dei dividendi nel 2022 dopo una pausa di quattro anni; fino ad arrivare l’anno scorso a pagare il dividendo più alto dal 2018. Dall’inizio del suo mandato il prezzo delle azioni della Commerzbank è quasi triplicato. Ieri il titolo Commerzbank alla Borsa di Francoforte è salito di oltre il 18% a 14,90 euro, con una capitalizzazione di 17,6 miliardi. Nell’ultimo anno il titolo ha visto un rialzo di oltre il 41%.

Arrivati in cima, arrivano i venti contrari per Commerzbank

Tuttavia l’impressione è che più di così non si potesse fare: il forte rallentamento economico in Germania, il taglio dei tassi, forte fonte di reddito, in vista, gli ultimi dati di bilancio devono aver dato da pensare. “Ho sfruttato la pausa estiva con la mia famiglia per riflettere attentamente su questo passo”, ha detto Knof. Del resto che si parlasse della vendita di Commerz non era una novità: a parte qualche interesse da parte di Ing, l’altra vera pretendente oltre a Unicredit è sempre stata Deutsche Bank. Anche il predecessore di Orcel, Jean Pierre Mustier, aveva lavorato all’acquisizione di Commerzbank, ma a quei tempi c’era una forte opposizione politica. Orcel, che ha assunto la carica di Ceo della banca italiana nel 2021, ha studiato un accordo e ha contattato Knof già all’inizio del 2022, prima del conflitto in Ucraina.

Ma all’inizio di agosto, prima delle ferie di Knof, i dati di Commerzbank hanno mostrato luci e ombre. È vero che la banca tedesca ha chiuso il primo semestre con un utile netto di 1,3 miliardi di euro, in aumento del 12%, segnando il miglior semestre degli ultimi 15 anni beneficiando ancora dei tassi elevati. Ma sono anche aumentati più del previsto gli accantonamenti per perdite su prestiti nel secondo trimestre: 199 milioni di euro, sopra i 161 milioni di euro delle attese.

Inoltre tra i fattori negativi, Commerzbank ha evidenziato le difficoltà legate alla sua esposizione alla Russia. La banca sta affrontando cause legali nel Paese che potrebbero influenzare negativamente le sue operazioni. Nel trimestre Commerzbank ha accantonato 95 milioni di euro per coprire potenziali perdite derivanti da queste cause, portando il totale degli accantonamenti a 395 milioni di euro. In Polonia poi, Commerzbank ha affrontato sfide significative a causa di controversie legali sui mutui in valuta estera tramite la sua filiale “mBank”. Le sentenze sfavorevoli sui mutui denominati in franchi svizzeri e le difficoltà regolamentari hanno comportato un aumento dei costi e delle riserve, influenzando negativamente i risultati finanziari della banca.

La ricerca di un successore di Knof inizierà “immediatamente” ha detto il manager. La direttrice finanziaria di Commerzbank, Bettina Orlopp, è considerata una potenziale candidata interna, secondo persone a conoscenza della questione.

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