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Commercio elettronico anche per i capolavori d’arte?

Aste online in crescita anche nelle case d’asta internazionali. Una formula che piace ai collezionisti di tutto il mondo e che segna una nuova epoca anche per l’acquisto di opere d’arte.

Commercio elettronico anche per i capolavori d’arte?
Ad iniziare dallo scorso anno, stiamo registrando un incremento – soprattutto da parte delle case d’asta internazionali – che stanno aumentando i settori che propongono oggetti da vendere online. A partire dalle collezioni moda come le borse Kelly  di Hermes  per  la “luxury handbags” fino ad arrivare ad orologi, gioielli o oggetti di memorabilia, quali auto d’epoca fino ad oggetti qualsiasi appartenuti alle celebrità mondiali, meglio se dello spettacolo. Ma in questo gioco al rialzo tanto virtuale quanto reale, troviamo anche il design e i vini.

Aste che conquistano sempre di più il pubblico, che viene coinvolto direttamente con la partecipazione e che può durare anche diversi giorni, creando attesa e invito al rilancio dell’offerta. Un modello consacrato da ebay – che ormai non esclude nessuno – e che diventa la prima ricerca in caso di acquisto di qualsiasi cosa cerchi.

Per le case d’asta, vi è anche un aspetto emotivo molto più forte che può indurre la partecipazione; l’oggetto scelto si trasforma da articolo da comperare ad “oggetto del desiderio” da aggiudicarsi e non da comperare. Un po’ come succedeva quando, dopo una registrazione, ci si recava nella sala d’aste e si attendeva che il battitore – abilmente – coinvolgesse la platea presente, inducendola a partecipare per non farsi sottrarre l’opera che interessava, spesso facendo salire il suo valore. Con le aste online, è cambiato il luogo, che diventa virtuale e dove le offerte di rialzo avvengono senza però coinvolgere troppo in termini emozionali, diciamo che se il cliente insiste nel rialzo, lo fa con molta attenzione e solo nel momento che i compratori sono in attesa, rilancia con il minimo. Uno spiare e attendere le decisioni di chi – forse – si comporta nel medesimo modo.  Sicuramente questo modo di acquistare in asta è legato al cambiamento della nostra società e all’aumento delle vendite sui canali online da parte delle nuove generazioni sempre più abituate a comperare in rete, vista la maggiore scelta e la possibilità della restituzione senza costi in caso del “non piaciuto”.

Ma quale futuro? Dovremmo fare una distinzione tra oggetti – con valore artistico – diversi in funzione proprio della loro tipicità. Per un arredo antico, si arriverà a concepire di non vederlo o toccarlo  fisicamente? Essendo che l’oggetto in questione non è tra gli oggetti di desiderio dei giovani, probabilmente un’asta online – oggi – non produrrebbe buoni risultati. Ma se lo stesso “arredo” diventa un oggetto accompagnato da provenienze note, certificazioni e magari appartenente a Michael Jackson, allora anche l’asta online potrebbe essere lo strumento giusto. Ciò che entra nell’immaginario collettivo è sicuramente un buon motivo per inserirlo in un catalogo online.

Chiediamoci ora, se un capolavoro di Picasso potrà mai essere la cover di un catalogo online di arte impressionista. Non lo escluderei, magari dopo una esposizione itinerante nelle capitali europee, americane e asiatiche, per poi entrare in “rete” accompagnato da immagini esaltanti e una scheda di certificazione perfetta, a tutela di chi non lo ha ancora visto con i propri occhi. Questo nuovo mezzo “buying” consente accanto alla possibilità di raggiungere gli attori interessati, dealer, collezionisti, istituzioni ecc, anche di creare interesse verso potenziali sconosciuti che in un secondo tempo, magari dopo aver scaricato la APP alla pagina “live online bidding ” sul proprio tablet o smartphone, cominceranno ad iscriversi per un bid.

Allora, chissà, se in un periodo difficile come quello di oggi per l’arte antica – se non di alto livello e l’unica che tiene il mercato – un modello di asta online possa essere in grado di rilanciare un segmento più tradizionale? Credo che se ciò dovesse essere uno spunto, è da capire prima se il possibile acquirente è motivato ad entrare in un concetto amplificato e poco personalizzato, o preferisca prima vedere e approfondire personalmente alle fiere internazionali come TEFAF. Ma non escludo che possa succedere, anzi: basterà crearne la moda “live” in questo caso.

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