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Come si ottiene la cittadinanza italiana? Le regole attuali, il progetto ius scholae, la situazione in UE

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Come si ottiene la cittadinanza italiana? E quali sono le principali differenze fra il nostro Paese e gli altri principali membri dell’Ue? Mentre in Parlamento si torna a parlare della possibilità d’introdurre lo ius scholae (cioè il rilascio della cittadinanza ai figli di genitori stranieri nati in Italia o che vi hanno fatto ingresso entro i 12 anni e che hanno completato un ciclo scolastico di almeno cinque anni), l’Osservatorio sui conti pubblici italiani fa il punto sulle regole attualmente in vigore.

Come fa uno straniero ad ottenere la cittadinanza italiana?

Le possibilità sono quattro.

1) Dopo i 18 anni

I figli di genitori stranieri – anche se nascono nel nostro Paese – possono diventare cittadini italiani solo dopo aver compiuto 18 anni.

2) Lo “ius sanguinis”

Per essere riconosciuto come italiano alla nascita, invece, è necessario che almeno uno dei due genitori sia italiano (ius sanguinis).

3) Cittadinanza italiana per matrimonio

La terza via è quella del matrimonio: uno straniero che sposa un cittadino italiano può richiedere la cittadinanza se nei due anni successivi alle nozze ha mantenuto la residenza legale in Italia (la media Ue è quasi il doppio: 3,6 anni). Il tempo sale invece a tre anni dal giorno del matrimonio per i residenti all’estero. Durante l’attesa il matrimonio non deve essere sciolto né annullato.

4) La naturalizzazione

L’ultimo modo per ricevere la cittadinanza italiana è la naturalizzazione, che si ottiene dopo dieci anni di residenza legale nel nostro Paese (in questo caso la media Ue è molto più bassa: 6,8 anni). L’attesa scende a cinque anni per chi si è visto riconosciuto lo status di apolide o di rifugiato e a quattro anni per i cittadini di paesi appartenenti all’Unione Europea (media UE 6,2 anni).

Per ottenere la naturalizzazione, tuttavia, occorre soddisfare anche altre condizioni:

  • conseguire un certificato che attesti la padronanza della lingua italiana
  • pagare i contributi amministrativi;
  • dimostrare di avere redditi sufficienti al sostentamento;
  • non avere precedenti penali.

Il confronto con gli altri Paesi Ue

Secondo l’Osservatorio Cpi – che cita come fonte il Migrant Integration Policy Index – nel 2019 l’Italia si posizionava al quattordicesimo posto sui 27 paesi dell’Unione Europea (a pari merito con la Grecia) per facilità nel rilascio della cittadinanza. Se però dal computo si escludono i Paesi dell’Est Europa, il nostro Paese crolla in fondo alla classifica, posizionandosi al tredicesimo posto su 16.

Cittadinanza italiana: cos’è cambiato con i decreti Sicurezza del governo Conte 1

Nella graduatoria generale abbiamo perso due posizioni fra il 2013 e il 2019 principalmente a causa dei decreti sicurezza varati dal primo governo Conte, che hanno introdotto requisiti più stringenti per il rilascio della cittadinanza italiana, fra cui:

  • lingua italiana a livello almeno B1;
  • aumento da 200 a 250 euro del contributo per richiedere la cittadinanza;
  • aumento da due a quattro anni del termine massimo per la conclusione dei procedimenti di riconoscimento della cittadinanza per matrimonio e per naturalizzazione. Quest’ultimo criterio, però, è stato abrogato con la nuova legge sulla cittadinanza che ha ristabilito la durata massima pari a 24 mesi.

Ius soli e rilascio della cittadinanza: come funziona negli altri Paesi Ue?

Infine, l’Osservatorio Cpi propone uno schema che fa il punto sullo ius soli e sulle sue varianti adottate nei principali Paesi europei.

  • Ius soli: è la regola che lega la cittadinanza al luogo di nascita. Nessun Paese Ue lo adotta, mentre questo approccio è seguito dall’83% dei paesi americani, inclusi Stati Uniti, Canada, Brasile e Messico;
  • Ius soli “temperato”: la cittadinanza si acquisisce alla nascita se i genitori stranieri hanno risieduto nel Paese per un certo periodo di tempo. Regole di questo tipo sono in vigore in Belgio, Germania, Irlanda e Portogallo.
  • Doppio ius soli: la cittadinanza si ottiene alla nascita se almeno uno dei genitori è nato a sua volta nel paese in questione. Hanno scelto questa strada Francia, Lussemburgo, Paesi Bassi e Spagna.
  • Doppio ius soli “temperato”: oltre alla nascita di almeno uno dei due genitori nel paese in questione, è richiesta la residenza permanente. Solo la Grecia applica questo principio.
  • Ius scholae: non è previsto da alcun Paese Ue. L’Italia potrebbe fare quindi da apripista.
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Categories: Politica