Dopo due anni di contrazione, gli indicatori economici più recenti mostrano come la ripresa economica della Spagna stia acquistando slancio. Nel secondo trimestre del 2014 il PIL è cresciuto dello 0,6% rispetto al periodo precedente, registrando il più alto tasso di crescita trimestrale dal 2007. Il prodotto interno lordo è ora in aumento da quattro trimestri consecutivi. Questo rimbalzo è dovuto, per prima cosa, al livello delle esportazioni nette, fattore a cui si è aggiunta ora la domanda interna. Una crescente domanda estera e maggiore fiducia delle imprese hanno incrementato gli investimenti, mentre un recupero del mercato del lavoro e un aumento della richiesta di beni durevoli ha rafforzato i consumi privati. Le componenti private della domanda interna, in particolare consumi e investimenti, sono diventate il cardine della crescita del PIL e si prevede un incremento nella seconda metà dell’anno. Con la ripresa della domanda interna, la performance economica spagnola è ora più sostenibile, tanto da registrare la dinamica più veloce rispetto ai Paesi dell’Europa meridionale. In questo contesto, le previsioni di crescita sono state riviste all’1,2% nel 2014 e 1,9% nel 2015, dato che riflette il successo delle riforme economiche e la rescente domanda interna. Di questo passo, le analisi pubblicate da Atradius prevedono un ulteriore aumento del tasso di crescita del PIL spagnolo nei prossimi anni, raggiungendo punte del 3% nel 2017.
La crescita sta inoltre avendo un impatto positivo sul mercato del lavoro, le cui condizioni sono migliorate dal 2013, con una diminuzione della disoccupazione dal 26,3% del maggio 2013 al 24,5% di luglio 2014: il più grande calo dal 2006. La creazione di 190.000 nuovi posti di lavoro nel 2013 è stato il maggior incremento annuo in sei anni. Questi sviluppi sono anche il risultato delle riforme del lavoro del 2012, che hanno dato alle imprese più flessibilità per quanto riguarda stipendi e condizioni stesse di lavoro. Il tasso di disoccupazione è previsto diminuire ulteriormente nel corso del 2015 sotto il 24%. Tuttavia, alcuni gravi problemi rimangono nel mercato del lavoro locale: il 15% della forza lavoro è rimasto disoccupato per più di un anno e tra i giovani la disoccupazione rimane alta (55%). Il tasso di disoccupazione non dovrebbe cadere sotto il 20% per almeno altri quattro anni: diventano allora necessarie ulteriori e più decise riforme contro le debolezze strutturali del mercato del lavoro.
Negli ultimi tempi, l’indice dei prezzi al consume (CPI) è sceso a -0,3% nel luglio 2014 e a -0,5% nel mese successivo. Questo è preoccupante in relazione alla domanda, dal momento che i consumatori hanno un incentivo a ritardare acquisti e consumi fino a quando i prezzi scenderanno ulteriormente, situazione che a sua volta potrebbe influire sfavorevolmente sulle attività produttive. Tuttavia, a inizio settembre 2014 la BCE ha tagliato i tassi di interesse a 0,05%, annunciando l’intenzione di acquistare titoli obbligazioni in euro per scongiurare un circolo vizioso di deflazione nell’Eurozona. Allo stesso tempo, la crescente domanda interna dovrebbe portare all’aumento dei prezzi al consumo nei prossimi mesi, invertendo la tendenza deflazionistica. I prezzi al consumo dovrebbero così aumentare nuovamente nel 2015, allo 0,9%.
La competitività dell’export spagnolo sul mercato internazionale si conferma a buoni livelli, stando il 2007 il solo anno recente in cui il rapporto tra PIL e contributo delle esportazioni nette è risultato negativo. Tuttavia, un confronto reale del tasso di cambio effettivo (REER) che misura la competitività internazionale di un Paese attraverso costi e variazione dei prezzi dimostra che ci sono ancora notevoli margini di miglioramento. Mentre il REER spagnolo è diminuito nella verifica di metà 2014, risulta essere il secondo più alto dei partner dell’Eurozona. Nel 2013 il saldo del conto corrente ha registrato il più alto surplus dal 1986, a 0,8% del PIL nel 2013, mentre per quest’anno è previsto un altro avanzo dello 0,7%. Questa inversione di tendenza riflette i miglioramenti strutturali nella competitività sui mercati (incremento delle esportazioni a +5,2% nel 2013), offrendo un mix tra prodotti di qualità e diversificazione strategica dei mercati di esportazione: mentre Francia e Germania rimangono destinazioni chiave, la Spagna ha aumentato le spedizioni verso i mercati emergenti di Africa, America Latina e Medio Oriente. Inoltre, è migliorato il livello di investimenti produttivi esteri in entrata. Ma, nonostante i miglioramenti significativi di conto corrente, il debito estero netto della Spagna permane al 92% del PIL, uno dei più alti dell’Eurozona. Tuttavia, si segnala che questo rapporto dovrebbe diminuire nei prossimi anni.
La riforma del settore bancario è sulla strada giusta, ma le condizioni di prestito rimangono ancora ristrette. Il programma di assistenza al settore finanziario sostenuto dal Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) è stato completato con successo nel gennaio 2014. Gli istituti bancari spagnoli hanno così dovuto correggere le proprie carenze patrimoniali: il coefficiente patrimoniale Core Tier 1, vale a dire il rapporto di di capital core equity di una banca sul totale delle attività di rischio ponderate, è aumentato dal 9,6% all’inizio del programma (giugno 2012) all’11,8% entro la fine del 2013. Ulteriore segnale di recupero del settore bancario iberico è stato il dimezzamento della dipendenza delle banche locali dal finanziamento della BCE. Tuttavia, persistono alcune carenze, prima fra tutte la contrazione del credito, l’ancora elevato rischio di default e deleveraging del settore privato, senza dimenticare il peso del settore pubblico sul sitema bancario locale, con ripercussioni sul debito. Il rendimento di obbligazioni decennali spagnoli ha continuato a diminuire, registrando un differenziale di 2,6% con il bund Tedesco alla fine di agosto 2014, rispetto ad un picco del 7,5% nel luglio 2012. Anche questo un indice della fiducia ritrovata degli investitori nell’economia spagnola.