Come investire in tempi di guerra e di inflazione elevata? La prima regola è non lasciarsi prendere dal panico, anche perché il mercato azionario non sta attraversando una fase di “discesa generalizzata”, ma piuttosto una di “rotazione strutturale”, riportando in auge alcuni settori che sono stati trascurati per molti anni. È quanto scrive Alessandro Fugnoli, strategist di Kairos, nell’ultimo episodio del suo podcast mensile “Al quarto piano”.
Cos’è la “old economy”?
Secondo l’analista, gli investitori non devono stravolgere i portafogli, ma aggiornarli all’insegna della prudenza, con scelte equilibrate. E ciò significa recuperare interesse per quella che viene definita old economy, ma che in realtà non comprende solo settori tradizionali. Si tratta piuttosto di comparti “ad alta intensità di capitale – spiega Fugnoli – che nel decennio scorso hanno visto una cronica scarsità di investimenti produttivi o finanziari e hanno generato un basso ritorno sul capitale”.
Perché è tornata appetibile agli occhi degli investitori?
Dinamiche che nel tempo hanno portato “all’uscita di scena dei soggetti meno efficienti e al consolidamento” dei settori della old economy “nelle mani di pochissime grandi società meglio attrezzate per sopravvivere in un contesto difficile”.
Il risultato “è un pricing power elevato, ovvero non solo una grande capacità di scaricare a valle gli aumenti dei costi, ma anche la possibilità di far crescere i margini di profitto”, continua Fugnoli. È per questo che ora “le Borse osservano i multipli bassi” delle aziende sopravvissute a questo processo di selezione naturale “con occhi nuovi e rinnovato interesse”.
Quali settori rientrano nella old economy?
Ma di quali settori stiamo parlando? In primo luogo, la produzione di materie prime: dalle energie fossili ai metalli industriali, passando per le derrate agricole. Ma poi anche l’industria chimica e quella alimentare. In tutti questi comparti, “i bassi investimenti e la pandemia prima, la guerra e le sanzioni dopo, hanno provocato una riduzione strutturale dell’offerta a fronte di una domanda che ha continuato a crescere”, sottolinea ancora lo strategist di Kairos.
Le società Usa sono più sicure di quelle europee
Certo, “occorre essere selettivi – conclude Fugnoli – Le società americane, che godono di un costo più basso dell’energia e sono meno esposte al rischio di interruzioni di forniture derivanti da guerre e sanzioni, partono favorite rispetto a quelle europee”.