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Come investire in Borsa o nei bond con il rischio politico

Dal BLOG di ADVISE ONLY – L’estate è stata meno turbolenta di tante altre e i mercati hanno retto bene sia all’incognita Brexit sia agli stress test della Bce – Ora, dopo le vacanze, si profilano all’orizzonte alcune scadenze politiche che possono cambiare il corso dei mercati.

Come investire in Borsa o nei bond con il rischio politico

A livello macroeconomico il nostro Paese accusa un rallentamento: nel secondo trimestre del 2016 la crescita si è fermata (+0,0% t/t), l’indice Pmi del settore manifatturiero e la fiducia dei consumatori sono crollati e, come riporta la nota mensile dell’Istat, la fase di debolezza in cui siamo entrati non sembra essere “passeggera”.

Anche la crescita della zona euro ha segnato il passo, ma il contributo tedesco ha aiutato a limitare i danni e i primi dati di agosto lasciano presagire che il terzo trimestre sarà in linea con il secondo: stando al nostro indicatore sintetico di PIL, l’Eurozona dovrebbe crescere dello 0,4% su base trimestrale e dell’1,1% su base annuale.

Diversa la situazione degli Stati Uniti, dove la crescita economica è già una realtà. Nonostante qualche dato peggiore delle aspettative, la FED di Atlanta stima un aumento del PIL del 3,5% annualizzato per il terzo trimestre.

Fino ad ora gli economisti hanno in larga parte sovrastimato il rischio Brexit e i dati UK si stanno rivelando migliori delle attese. In questa fase di tranquillità, anche le banche stanno recuperando terreno, dopo che gli stress test di luglio  hanno evidenziato un sistema bancario europeo tutto sommato in buona salute, eccezion fatta per Monte dei Paschi di Siena. Dopo aver avviato la risoluzione dei problemi legati alla solvibilità degli istituti bancari italiani, ora la nuova sfida è da ricercare nel core-business delle aziende, ovvero come creare una redditività sostenibile nel tempo. Da qui il monito del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che il mese scorso ha auspicato una “profonda ristrutturazione” a seguito dei dati sugli utili delle nostre banche, praticamente dimezzati se considerati in aggregato.

Nell’ultimo mese non ci sono stati grandi cambiamenti in termini di valutazioni: sono sostanzialmente rimaste allineate a quelle del mese precedente, sicché ci manteniamo moderatamente positivi sul mercato azionario Usa e su quello giapponese. In Europa migliorano le valutazioni del mercato inglese, mentre i Paesi Emergenti, confermandosi come la migliore asset class dell’anno, restano stabili.

A livello obbligazionario, il miglior profilo rischio/rendimento lo troviamo negli Usa (sia Corporate bond che governativi) e nei Paesi Emergenti; rendimenti invece azzerati (o negativi) per il mercato europeo, dove domina la politica accomodante della Bce.

I prossimi “market movers” con cui i mercati dovranno avere a che fare hanno una caratteristica ben precisa: la politica. Questa fonte di rischio, talvolta sottovalutata, avrà un ruolo primario nei mesi a venire in Europa, dove i cittadini di Austria, Ungheria e Italia (la variabile politica più critica) sono chiamati al voto, mentre in Spagna il governo di Rajoy non ha ottenuto la fiducia al Governo e diventa sempre più concreta la possibilità di dover tornare alle urne per la terza volta in un anno. Ma le protagoniste indiscusse sono le elezioni americane: l’8 novembre si deciderà l’indirizzo politico (ed economico) di uno dei paesi più influenti al mondo.

Da segnalare anche i movimenti delle banche centrali: l’ultima riunione della Bce non ha visto modifiche al Qe in corso, lasciando tuttavia margini d’azione nel caso in cui la ripresa non dovesse accelerare. Passando agli Usa, dopo l’inconcludente incontro a Jackson Hole, la FED di Janet Yellen si riunirà di nuovo mercoledì 21, anche se, con le elezioni presidenziali alle porte, è più probabile che l’eventuale rialzo dei tassi non arrivi prima della riunione di dicembre.

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