Come investire con il dollaro debole? Secondo Alessandro Fugnoli, strategist di Kairos, bisogna puntare alla “diversificazione nei settori più aggressivi dell’area del dollaro”, che sono tradizionalmente favoriti dalla debolezza della valuta americana.
Nell’ultimo episodio del suo podcast mensile “Al Quarto Piano”, Fugnoli spiega che, “per quanto riguarda la parte obbligazionaria, conviene privilegiare i titoli ad alto rendimento in dollari, i bond dei Paesi emergenti in dollari e i Tips (i titoli legati all’inflazione), con l’idea che un dollaro debole acceleri la ripresa dell’inflazione (fenomeno che non si verificherà nei prossimi mesi, ma strategicamente è un’idea che può avere senso nei prossimi anni)”.
Un altro mercato molto interessante sul quale investire in dollari “è quello delle materie prime – continua Fugnoli – O acquistando materie prime direttamente o comprando azioni di società minerarie. Questo perché normalmente il dollaro debole è correlato in maniera marcata a un apprezzamento delle materie prime, soprattutto se ci si trova, come adesso, in una fase iniziale del ciclo economico”.
Ma i dollari possono essere investiti anche sull’azionario in generale, “e in particolare – sottolinea ancora lo strategist di Kairos – sui titoli americani esposti al resto del mondo, quindi generalmente industrie esportatrici”.
Infine, “vanno considerate le valute che hanno il dollaro come punto di riferimento ma che rendono più del biglietto verde in questo momento – rileva Fugnoli – Ad esempio lo yuan cinese, che è prezzato per due terzi intorno al dollaro e che si è già apprezzato negli ultimi mesi nei confronti del dollaro, ma dovrebbe continuare, anche se in misura più contenuta, nei prossimi mesi. Il vantaggio dell’investimento in titoli di Stato cinesi è anche il rendimento: in un periodo di tassi negativi generalizzati, il decennale cinese rende intorno al 3%”.
DEBOLEZZA DEL DOLLARO: RAGIONI E PROSPETTIVE
Per quanto riguarda l’analisi della congiuntura, Fugnoli nota che “da diverse settimane il dollaro è oggetto di una pressione speculativa al ribasso molto forte, con posizioni ribassiste record. Questo fenomeno è dovuto alla percezione di una sopravvalutazione strutturale negli ultimi anni e all’idea che la nuova amministrazione adotterà una politica fiscale e monetaria (per quanto riguarda la Fed) ancora più espansiva rispetto a quella che abbiamo visto finora, o comunque più espansiva di quella dei Paesi con i quali l’America si confronta, in particolare dell’Europa”.
La debolezza del biglietto verde “ha degli aspetti positivi anche per i portafogli europei – spiega ancora l’esperto – Perché un dollaro debole stimola prima di tutto la crescita negli Stati Uniti, ma costringe anche gli altri Paesi a varare misure espansive per evitare un’eccessiva rivalutazione della loro moneta”.
Sul versante politico, “nel breve termine sarà poi importante capire se il Senato americano rimarrà repubblicano o passerà ai Democratici. In questo secondo caso, il mercato sarà una politica fiscale e monetaria ancora più espansiva e quindi il dollaro si indebolirà ulteriormente”, conclude Fugnoli.