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Colosseo, biglietti online introvabili e rivenduti a caro prezzo: Antitrust multa CoopCulture e tour operator per 20 milioni

Pixabay

Per anni migliaia di visitatori, italiani e stranieri, hanno tentato senza successo di acquistare online un biglietto a prezzo base per accedere al Parco Archeologico del Colosseo. Sul sito ufficiale della biglietteria – gestito fino al 2024 dalla Società Cooperativa Culture (CoopCulture) – i tagliandi risultavano spesso esauriti con settimane, se non mesi, di anticipo. L’unica alternativa, di fatto, era rappresentata dalle offerte di tour operator e piattaforme private, dove gli stessi biglietti ricomparivano, ma con prezzi sensibilmente più alti, perché abbinati a servizi accessori come guide turistiche, salta fila o trasferimenti.

Ora, un’indagine dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm) ha confermato che quell’indisponibilità cronica non era casuale, ma frutto di un meccanismo sistematico basato sull’uso massiccio di bot e software automatizzati, capaci di accaparrarsi i biglietti nel momento stesso in cui venivano messi in vendita online. Dietro questo sistema distorto, l’Antitrust ha accertato responsabilità sia nella gestione della biglietteria ufficiale da parte di CoopCulture, sia nelle pratiche di sei operatori turistici internazionali – tra cui Tiqets, GetYourGuide e Musement – che hanno approfittato del fenomeno per rivendere i biglietti a prezzi maggiorati.

Il risultato dell’istruttoria, avviata nel luglio 2023, è una maxi sanzione da quasi 20 milioni di euro, inflitta per aver contribuito attivamente alla sistematica indisponibilità dei biglietti a tariffa base, ostacolando di fatto l’accesso al patrimonio culturale da parte del grande pubblico.

Un sistema distorto, ai danni di cittadini e turisti

Il cuore del problema non era solo tecnologico, ma anche gestionale. CoopCulture, la cooperativa che dal 1997 al 2024 ha gestito il servizio ufficiale di biglietteria l’accesso al Parco Archeologico del Colosseo, secondo l’Antitrust ha avuto un ruolo determinante in questo squilibrio. La società è stata accusata di aver lasciato campo libero all’acquisto automatizzato, non mettendo in atto contromisure efficaci contro l’utilizzo di bot.

Ma non solo. Oltre a non aver ostacolato queste pratiche, CoopCulture ha anche scelto di trattenere una quota rilevante dei biglietti per le proprie attività didattiche e pacchetti guidati, venduti a prezzi maggiori rispetto alla tariffa standard. Così facendo, ha di fatto indirizzato la domanda verso formule più care, riducendo drasticamente la disponibilità di biglietti semplici, accessibili a tutti.

Il risultato è stato un cortocircuito in cui la stragrande maggioranza dei biglietti a prezzo base spariva in pochi minuti, spesso finendo nella disponibilità di intermediari che li rivendevano, abbinati a servizi aggiuntivi (ad esempio guida turistica, pick up, salta fila), con rincari anche del 200 o 300 per cento. CoopCulture è stata multata per 7 milioni di euro.

Il ruolo dei bot: intelligenza artificiale al servizio del profitto

Il fulcro tecnologico di questo sistema era l’uso sistematico di bot: programmi in grado di simulare il comportamento umano nella navigazione, ma molto più veloci e instancabili. Quando il sito di CoopCulture rilasciava nuovi biglietti, questi software automatizzati li individuavano e li acquistavano in massa nel giro di pochi secondi, molto prima che un utente comune potesse anche solo selezionare la data desiderata.

Questi bot non erano utilizzati da semplici utenti finali, ma da agenzie e operatori turistici con precise strategie di rivendita. Le piattaforme coinvolte – sebbene formalmente legittime – sfruttavano questi strumenti per garantirsi una posizione dominante sul mercato della biglietteria, privando l’utente medio della possibilità di scegliere tra l’opzione economica e quella premium.

Il consumatore si ritrovava così costretto ad acquistare un biglietto “impacchettato”, con guida inclusa, tour prioritario o servizi di trasferimento, anche quando era interessato solo all’ingresso semplice. Il tutto a tariffe ben più elevate, senza alcuna reale alternativa.

Le accuse dell’Antitrust: “Pratiche scorrette e aggressive”

L’Autorità ha ricostruito questo sistema attraverso un’istruttoria avviata nel luglio 2023, dopo aver raccolto numerose segnalazioni e dati tecnici che dimostravano la sostanziale impossibilità, per l’utente medio, di accedere al biglietto base attraverso il canale ufficiale.

Secondo l’Agcm, CoopCulture ha violato l’articolo 20 del Codice del Consumo, mettendo in atto una pratica commerciale scorretta, contraria alla diligenza professionale. Le società turistiche coinvolte – tra cui alcune delle principali piattaforme internazionali di vendita online di tour ed esperienze Tiqets International BV (GetYourGuide Deutschland GmbH, Walks LLC, Italy With Family S.r.l., City Wonders Limited, Musement S.p.A.) – sono state ritenute colpevoli di pratiche aggressive ai sensi degli articoli 24 e 25 dello stesso Codice, aggravate, a partire da aprile 2023, dalla violazione dell’articolo 23, comma 1, bb-bis, che vieta esplicitamente l’acquisto automatizzato di biglietti per eventi culturali.

La sanzione complessiva è stata di circa 20 milioni di euro: una cifra che colpisce, ma che punta soprattutto a segnare un confine netto tra una gestione trasparente e una distorsione del mercato fondata sull’automazione e sul profitto a scapito del pubblico.

Indignazione del Campidoglio: “Danno d’immagine per Roma”

La reazione del Comune di Roma è stata immediata. L’assessore al Turismo, Alessandro Onorato, ha definito la vicenda una “vergogna”, condannando duramente il sistema che ha penalizzato non solo i turisti, ma anche i cittadini romani, le guide locali e gli operatori culturali che operano in modo onesto.

“Non possiamo accettare che i biglietti per il Colosseo, simbolo della nostra storia e del nostro patrimonio, vengano venduti a peso d’oro da società estere, mentre sul sito ufficiale risultano sempre esauriti”, ha dichiarato Onorato. “Roma deve essere un modello di valorizzazione del patrimonio turistico, non il terreno di caccia per chi vuole fare speculazione. Non permetteremo a nessuno di rovinarne l’immagine”.

Dal 2024, CoopCulture ha perso la concessione del servizio di biglietteria. Resta ora da vedere se il nuovo gestore saprà garantire un sistema più equo, basato su trasparenza, sicurezza informatica e rispetto per i diritti del visitatore.

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