La battaglia contro il traffico di cocaina, che è uno dei principali business (illegali) del pianeta, è lontanissima dall’essere vinta. Anzi, le coltivazioni e la distribuzione della droga preferita dal mondo occidentale continuano ad espandersi, e i narcotrafficanti a trovare nuove soluzioni, nuove rotte per il trasporto. Secondo un recente studio dell’Onu, negli ultimi 10 anni il consumo di droghe nel mondo è cresciuto del 23%, e la rete criminale si sta infittendo al punto che il narcotraffico è diventato uno dei maggiori responsabili del disboscamento dell’Amazzonia, minacciando quindi non solo la salute delle persone ma anche quella del pianeta. Ma ancora più clamoroso è il caso specifico della Colombia, uno dei principali produttori mondiali di cocaina: già quest’anno, secondo le stime di Bloomberg Economics, la polvere bianca diventerà, sebbene illegalmente, il primo prodotto esportato dal Paese latino-americano, superando il petrolio.
Colombia: l’export di cocaina batte il petrolio
Nonostante l’attuale presidente Gustavo Petro, il primo di sinistra nella storia della Colombia, abbia dichiarato guerra soprattutto ai trafficanti più che agli agricoltori che la producono (il primo obiettivo è distruggere i laboratori dove le foglie di coca vengono trasformate in cocaina), la produzione e il commercio continuano inesorabilmente a crescere. Secondo Bloomberg, nel 2022 nel Paese del Sudamerica sono state prodotte 1.738 tonnellate di cocaina, il record dal 1991, cioè dai tempi del leggendario Pablo Escobar, il narcotrafficante che diede vita al famoso Cartello di Medellin. Le esportazioni della droga bianca, sempre nel 2022, hanno raggiunto il valore di 18,2 miliardi di dollari, pari al 5,3% del Pil e di poco inferiore ai 19,1 miliardi che la Colombia ha incassato vendendo petrolio all’estero. E secondo Bloomberg, nel 2023 sarà sorpasso. “Nel 2023 – ha spiegato il responsabile dello studio, Felipe Hernandez – il petrolio sta subendo una contrazione, che nel primo semestre per la Colombia è stata addirittura del 30%. Parallelamente, il mercato della cocaina guadagna invece spazio, e questo ci lascia supporre che entro la fine dell’anno diventerà la prima commodity esportata da Bogotà”.
La guerra (difficile) di Petro contro la polvere bianca
La difficoltà del governo di Petro di tenere a bada questo business è anche dovuta alla sua espansione territoriale: la superficie destinata alle piantagioni di coca è aumentata del 13%, arrivando a 230 mila ettari, un’espansione maggiore – per dare un parametro non banale, visto che si tratta di una attività illegale – a quella della città di Roma o, per restare in Sudamerica, al doppio della superficie di una metropoli come Rio de Janeiro.