La pace fatta tra Donald Trump e il presidente colombiano Gustavo Petro sul caso dei rimpatri dei migranti non ha impedito un effetto domino negativo sull’economia di Bogotà, che potrebbe contagiare anche altri Paesi del Sudamerica. Nonostante l’accordo raggiunto nello scorso fine settimana, dopo la minaccia del presidente statunitense di alzare fino al 25% i dazi sui prodotti importati dalla Colombia, la settimana è iniziata con la svalutazione della valuta locale, il peso colombiano, e col dollaro che ha continuato a salire nei giorni successivi fino a superare i 4.200 pesos, registrando una crescita di oltre l’8% su base annua. Ma soprattutto l’uragano Trump e la sua politica aggressiva stanno cambiando le prospettive sul rischio Paese: lunedì scorso lo spread colombiano si è impennato di quasi 6 punti percentuali, superando i 200 punti base e generando potenziale sfiducia sul resto del continente, che dipende – chi più chi meno, la Colombia più di altri – dalle esportazioni verso gli Stati Uniti.
Colombia e Usa: un legame economico cruciale ma sbilanciato
Il caso della Colombia è interessante perché, così come il Messico con cui infatti non tarderanno ad arrivare tensioni, la sua economia è strettamente legata agli Usa. Washington è il primo partner commerciale di Bogotà, con esportazioni dal Sud al Nordamerica che superano i 14 miliardi di dollari (dato 2023) grazie soprattutto al petrolio, che incide per quasi la metà del totale, ma anche caffè, tè, spezie, alluminio, frutta, pesce e altro ancora, senza dimenticare il mercato nero della cocaina che secondo i dati ha superato il greggio come valore esportato per la Colombia, con principale sbocco proprio gli States e l’Europa. Al contrario invece, ed è su questo che gioca la “Trump doctrine”, la Colombia è solo il 22 esimo Paese di destinazione delle vendite statunitensi fuori dai confini. Un rapporto sbilanciato che riguarda anche altri Paesi dell’area latinoamericana, che pur orientandosi sempre di più verso la Cina rimane in molti casi legata al dollaro. E non va dimenticato che negli Stati Uniti sono stimati quasi 200 mila colombiani illegali.
Colombia 2025: crescita a rischio tra conflitti e incertezze economiche
Le previsioni di crescita della Colombia nel 2025 sono del 2,6%, un dato incoraggiante ma che nasconde molte incertezze, ad incominciare dai conflitti sociali e dall’aumento della criminalità, soprattutto con la ripresa della guerriglia tra fazioni di narcotrafficanti. Petro è un presidente di centrosinistra, in carica dal 2022 e che durante il suo mandato si stava impegnando per raggiungere uno storico accordo con i miliziani dell’Esercito di Liberazione Nazionale, in eterno conflitto con i narcos delle FARC. L’escalation di violenze ha costretto il presidente a sospendere i negoziati. E anche l’economia, per la verità, stava dando segnali di fragilità ancora prima dello scontro diplomatico con Trump: due settimane fa S&P Global Ratings ha confermato il punteggio di BB+ per la Colombia, ma con outlook negativo soprattutto per la sfiducia nei confronti della nuova presidenza della Banrep, la Banca centrale. Pessimista anche Jp Morgan, che teme una politica monetaria conservativa sui tassi d’interesse. Wells Fargo scommette che il dollaro salirà fino a 4.600 pesos.