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Colomba pasquale: la più buona è nelle Marche

N i c o l a

Tempo di Pasqua, tempo di dolci. Dal Nord al Sud c’è solo l’imbarazzo della scelta. Molto tempo prima dell’avvento del Cristianesimo che celebra in questo periodo la resurrezione di Cristo, gli antichi romani festeggiavano, con riti propiziatori l’equinozio di primavera che segnava la rinascita della natura, invocando la fertilità della terra.

E ogni festa è sempre stata occasione di abbondanti libagioni destinate a terminare con una nota dolce. In Italia ogni regione nelle sue tradizioni celebra gastronomicamente la ricorrenza a modo suo: la Campania con la Pastiera, la Sicilia con la Cassata, la Toscana con la Schiacciata, la Calabria con la Cuzzupa, la Sardegna con la Casadina, la Romagna con la Zamberla, il Veneto con la Focaccia, Trieste con la Pinza e via di seguito. Ma solo un dolce vola – è il caso di dire – su tutta la penisola ed è diventato simbolo nazionale incontrastato della festività: è la Colomba, simbolo di pace e di amore.

Le sue origini vanno indietro nel tempo. Una leggenda fa risalire la Colomba addirittura alla prima metà del VI secolo: durante l’assedio di Pavia, che durò tre mesi, Re Alboino, si sarebbe visto offrire da un vecchio mercante pavese un dolce a forma di colomba in segno di pace e questo lo avrebbe convinto a non far saccheggiare la città. Altra leggenda vede invece come protagonista la regina Teodolinda che avendo ospitato un gruppo di pellegrini guidati da San Colombano originario di Leinster , offrì loro un pranzo a base di selvaggina pregiata. Ma essendo in periodo quaresimale il santo rifiutò provocando non poca irritazione nella sovrana longobarda. A quel punto San Colombano benedisse la selvaggina trasformando i volatili in dolci di pane a forma di colombe.

Poi c’è la terza e più credibile origine della colomba, e risale alla Milano degli anni ’30. Per le feste di Natale si era diffuso in grandi numeri l’uso del Panettone. Un pubblicitario mantovano Dino Villani divenuto nel 1934 direttore pubblicità della Motta, per la quale inventò il celebre logo della “M” e il premio Notte di Natale Angelo Motta, ebbe un’idea brillante: perché interrompere l’attività produttiva della fabbrica a conclusione delle feste natalizie? Con un impasto simile a quello del panettone si potevano fabbricare altri dolci. Nacque così la Colomba pasquale poi imitata da tutte le fabbriche e i pasticcieri d’Italia.

Un dolce tipicamente lombardo dunque sia che si creda alle leggende sia che ci si attenga alla storia della Motta e di Dino Villani.

Ma oggi il primato della più buona Colomba pasquale italiana è volato via dalla Lombardia per posarsi su una pasticceria marchigiana di Gabicce Monte. È  Michele Falcioni, infatti, Chef Pâtissier di “Posillipo Dolce Officina” il primo classificato del concorso “Premio Regina Colomba 2018” che si è disputato al Teatro Filodrammatici di Milano.

Pasticciere pesarese con una esperienza trentennale alle spalle ha dato vita al progetto Posillipo Dolce Officina, ripartito fra Ristorante e Pasticceria, in via dell’Orizzonte 1 proponendo in Italia – e affermandosi anche all’estero – prodotti italiani di eccellenza, come panettone e colomba, per fare cultura alimentare e sostenere la qualità del prodotto artigianale.

È napoletano invece il secondo classificato del “Premio Regina Colomba 2018”. Salvatore Varriale titolare della pasticceria omonima, in Via Nuova San Rocco 3 bis a Napoli membro dal 1995 dell’Associazione Pasticcieri Napoletani. Vincitore nel 1997 di Exposudhotel. Delegato regionale del CON.PA.IT (Confederazione Pasticcieri Italiani) e fin dal 1999, membro dell’Accademia Maestri Pasticcieri Italiani. Insomma una storia di tutto rispetto.

E la Lombardia resta esclusa anche dal terzo posto dove si è classificato Cristiano Pirani che nel 2010 ha dato vita alla Pasticceria Chocolat, di via Cortevecchia 55 a Ferrara con un obiettivo, come racconta lui stesso: divertirsi, ricercare materie prime, sperimentare e studiare. Nel suo bagaglio professionale compaiono due primi posti a concorsi nazionali (miglior dolce alla nocciola e migliore torta moderna).

A seguire, per comodità di acquisti in vista del pranzo di Pasqua e Pasquetta gli altri classificati: Emanuele Comi della pasticceria omonima, via Cavour 4, Missaglia (LC); Gabriele Lolli della pasticceria Belsito, in via delle Rimembranze 29, Serrone (FR); Antonio Daloiso della pasticceria omonima, in via Indipendenza 16/C, Barletta (BT). A

Anna Sartori della pasticceria omonima, in via Volta 8b, Erba (CO), e a Vincenzo Santoro della Pasticceria Martesana, in via Cagliero 14, Milano va il merito di aver portato gli onori della Lombardia fra i pasticcieri finalisti della classifica. Da citare ancora Massimiliano Malafronte del panificio omonimo, in via Castellammare 162, Gragnano (NA); Claudio Marcozzi della Pasticceria Picchio, in via Traversa Rampolla 2/4/5/8, Loreto (AN); Alessandro Dall’Alba de L’Ofelee, in via Padre Paolo Arlati 2, Merate (LC); Vincenzo Mennella della pasticceria omonima, in via Pezzentelle 3, Torre del Greco (NA); Giovanni Saviozzi, di Farina del mio sacco, in via Tosco Romagnola 1777/A, Cascina (PI); Alessandro Rizzo del panificio-pasticceria omonimo, in via Morgante 39, Tarcento (UD); Luca Porretto, della Pasticceria Beverara, in via Matteotti 183-185 Sabbiuno di Castel Maggiore (BO); Fiorenzo Ascolese, del panificio omonimo, in via Vetice 53, San Valentino Torio (SA); Angela Padovano, di Tenerità, in via Domenico Mondo 59, Caserta; Alessandro Marra della pasticceria omonima, in via Sesia 6, Cantù (CO); Massimo Ferrante della pasticceria omonima, in via Martiri della Libertà 53, Campomorone (GE); e infine Marco Bruno di Pasticceria Artigiana, in via Roma 20, Cavour (TO).

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