Fumata nera nell’ultima trattativa sugli adeguamenti retributivi dei lavoratori domestici: dal 18 gennaio aumenteranno gli stipendi di colf, badanti e babysitter, ma a spese del datore di lavoro, e quindi delle famiglie. Perché? In occasione della terza riunione, che si è svolta presso il ministero del Lavoro, della Commissione nazionale per l’aggiornamento retributivo relativo alle figure contemplate nel contratto nazionale del lavoro domestico, l’accordo non è stato trovato. Si trattava dell’ultimo incontro previsto per dal Ccnl lavoro domestico prima di far scattare l’applicazione dell’articolo 38. Il Ccnl lavoro domestico infatti prevede che ci sia un adeguamento all’80% dell’inflazione in caso di mancato accordo o di assenza delle parti dopo il terzo incontro. Una stangata per le famiglie già in serie difficoltà con tutti i rincari di quest’anno. Ma di quanto aumentano gli stipendi di colf e badanti?
Stipendi colf e badanti: cosa prevede l’articolo 38 del Ccnl?
Il testo prevede un adeguamento annuale dei livelli minimi delle retribuzioni in base all’inflazione, rilevata dall’Istat al 30 novembre di ogni anno. “Dopo la terza convocazione, in caso di mancato accordo o di assenza delle parti, il Ministero del Lavoro e Previdenza Sociale è delegato dalle Organizzazioni ed Associazioni stipulanti a determinare la variazione periodica della retribuzione minima, secondo quanto stabilito al comma 1, in misura pari all’80% della variazione del costo della vita per le famiglie di impiegati ed operai rilevate dall’Istat per quanto concerne le retribuzioni minime contrattuali e in misura pari al 100% per i valori convenzionali del vitto e dell’alloggio.” Alla fine è accaduto proprio questo.
Di quanto aumentano gli stipendi per colf badanti e baby sitter?
A fare i conti è stata Fidaldo (Federazione Italiana datori di lavoro domestico) che è composta dalle associazioni Nuova Collaborazione, Assindatcolf, Adlc e Adld. Secondo i dati istat l’inflazione a novembre era pari all’11,8%, questo vuol dire che gli stipendi di colf e badanti aumenteranno del 9,2%. Per le famiglie che applicano le retribuzioni minime contrattuali ai propri collaboratori familiari, gli aumenti in arrivo dal 2023 possono oscillare in base al profilo del lavoratore da un minimo di 109 euro al mese a un massimo di 145 euro.
Per i badanti non conviventi per persone non autosufficienti, che lavorano 30 ore alla settimana, l’aumento mensile in busta paga è pari a circa 85 euro (da 926,9 a 1012 euro). A questa cifra, però, vanno aggiunti i il rateo Tfr, la tredicesima e le ferie, che fanno lievitare il rincaro di qualche decina di euro.
L’aumento è maggiore invece per i badanti conviventi con persone non autosufficienti, che vedranno aumentare il loro stipendio mensile minimo di 95 euro, che diventano almeno 125 considerando anche tredicesima, ferie e Tfr (quasi duemila euro in più all’anno).
Motivo per cui le associazioni datoriali avevano chiesto di scaglionare gli aumenti durante l’anno, in modo da limitare l’impatto economico dei rincari sui budget familiari già colpiti dal caro bollette e dal rialzo dei prezzi della benzina.
Alto tasso di irregolarità nel lavoro domestico
Dal quarto Rapporto annuale sul lavoro domestico dell’associazione Domina, che sarà presentato venerdì 20 gennaio al Senato, emerge che il settore domestico è ancora al comando della triste classifica dei settori per tasso di irregolarità (52,3%), contro una media nazionale del 12%. I lavoratori domestici totali sono circa 2 milioni, di cui meno della metà in regola. E senza l’accordo è probabile che il lavoro nero aumenterà. Ne è convinto il presidente e vice presidente di Fidaldo Andrea Zini. E in vista del rinnovo del contratto nazionale di settore, scaduto a dicembre, Zini avverte:”saremo più rigidi e intransigenti”.