L’ora x sta per arrivare. Domani, mercoledì 14 aprile, al Nasdaq prenderà il via la quotazione di Coinbase, la società che gestisce la piattaforma che permette di scambiare 32 valute con tre criptovalute: bitcoin, ethereum e litecoin. E sarà , probabilmente, un debutto storico: l’obiettivo è di esordire con una valutazione di 100 cento miliardi di dollari tondi, un risultato da far tremare dalle fondamenta le grandi banche, JP Morgan e Goldman Sachs in testa, che in contemporanea annunceranno i conti del trimestre e che, tra Fintech e valute virtuali, sono costrette a prender atto di una concorrenza nuova e temibile.
L’operazione Coinbase cade in un momento particolarmente caldo per l’universo delle monete virtuali. I prezzi del bitcoin sono passati dai 27.734 dollari di inizio gennaio ad una quotazione record di 62.668 dollari martedì mattina con un incremento superiore al 120%. Il prezzo è stabilmente sopra i 60 mila dollari dal 13 marzo scorso, lo stesso giorno in cui il presidente Joe Biden ha firmato la legge sugli stimoli fiscali per 1.900 miliardi, alimentando i timori di un’ondata di inflazione. E nel frattempo l’uso delle criptovalute come strumento di pagamento ha potuto contare su un testimonial d’eccezione, nientemeno che Elon Musk: d’ora in poi, ha detto il finanziere/inventore, si potrà usare il bitcoin per comprare Tesla.
In questa cornice non è difficile prevedere un esordio sprint per la più importante e diffusa porta d’accesso al mondo delle criptovalute. Brian Armstrong, l’ingegnere 38enne che nove anni fa lanciò la piattaforma ha scelto per il debutto la strada della quotazione diretta, senza passare per l’Ipo, la soluzione già adottata per prima da Spotify e poi seguita da Palantir, Slack e Roblox.
La vendita diretta permette a una società di quotare le proprie azioni in borsa senza emettere nuove azioni, con tempi più brevi rispetto all’Ipo, costi minori e senza diluizioni di valore per gli azionisti attuali. Per Brian Armstrong, che detiene il 14,8 % del capitale, lo sbarco al Nasdaq vale perciò l’ingresso nel club dei miliardari. Il premio per un’intuizione vincente che ha il sapore dell’uovo di Colombo: Armstrong, approdato al Bitcoin dopo uno sfortunato tentativo di sviluppare un portafoglio elettronico si è reso presto conto di un aspetto debole delle criptovalute: il rischio di smarrire la password, necessaria per accedere al tesoretto personale. La Rete è piena di storie di gente potenzialmente miliardaria che ha perso il codice d’accesso. “Penso a mia madre – dice -Non sono neanche immaginare cosa accadrebbe se andassi da lei e le dicessi ho messo i tuoi risparmi su questo conto elettronico, ma se perdi la combinazione, va tutto in fumo”.
Una storia banale ma che cela una verità: per uscire dalla cerchia dei nerd e diventare uno strumento di massa, il Bitcoin deve uscire dalla filosofia “carbonara” ed antisistema, compreso il culto della segretezza, ed adottare caratteristiche più adatte al largo mercato. Coinbase, perciò, dispone, pur con tutte le avvertenze, di un sistema per recuperare i codici di sicurezza e dispone anche di un forziere disconnesso da Internet, ove sono depositate le criptovalute. Oltre ad altri servizi, a partire dalle commissioni di compravendita che garantiscono una buona fetta delle entrate della piattaforma dove convergono oggi più o meno 50 milioni di clienti tra cui 7 mila operatori professionisti tra banche, hedge e fondi comuni.
Un fiume che cresce ad una velocità impressionante: il numero degli utenti confermati è salito del 23% tra il 2018 e il 2019 e di un altro +34% tra il 2019 e il 2020, raggiungendoquota 43 milioni nel quarto trimestre del 2020. Ma il conto è balzato poi a 56 milioni alla fine di marzo 2021, secondo quanto dichiarato dalla società. A fronte del boom del traffico c’è l’esplosione del patrimonio: dalla fondazione nel 2012 a fine 2020, il valore degli attivi è salito del 1,500% circa fino a valere 780 miliardi di dollari. Ma nel primo trimestre, complice l’incremento di valore del Bitcoin, è stato largamente superata l’asticella dei mille miliardi.
E adesso? Le azioni di Coinbase soffriranno di sicuro della stessa volatilità del Bitcoin. Non solo. I critici sostengono che, con l’ingresso al Nasdaq, i promotori del sistema saranno obbligati ad essere meno disinvolti nelle operazioni di swap, prestiti e altre pratiche più o meno garibaldine che hanno assicurato finora profitti record. Nei primi tre mesi del 2021 la piattaforma ha guadagnato 800 milioni di dollari su 1,8 miliardi di giro d‘affari. Più del doppio dell’intero 2020.Numeri grandi, ma in costante evoluzione anche perché Armstrong ha propositi ambiziosi: Coinbase, che già oggi opera in 190 Paesi ha dichiarato, sarà per il Bitcoin quello che Google è stato per Internet, ovvero il mezzo d’accesso universale per un mondo nuovo che, potenzialmente, può raggiungere 3,5 miliardi di persone.