I 100 direttori degli Istituti scientifici del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) sono i primi firmatari di un manifesto per salvare l’Ente, che si trova ad affrontare una grave crisi finanziaria dato che il solo costo del personale, dopo la stabilizzazione di precari e l’aggiornamento contrattuale, corrisponde a circa il 99% del Fondo di Finanziamento dello Stato che è stato costantemente ridotto nel corso degli anni. “Il rischio per il 2019 è di dover utilizzare i fondi di ricerca recuperati dal mercato mondiale, europeo e nazionale per pagare i costi di funzionamento piuttosto che le attività di ricerca, rendendo in tal modo l’Ente una macchina ferma e in sostanza inutile”, si legge nel comunicato con il quale i direttori del Cnr lanciano l’allarme.
Per questa ragione i 100 direttori degli Istituti si sono rivolti al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Ministro dell’istruzione inviando loro una copia del Manifesto, che qui riportiamo.
MANIFESTO PER SALVARE IL CNR
La situazione finanziaria del Consiglio Nazionale delle Ricerche è particolarmente difficile. Difficile come probabilmente non lo è mai stata da quando il CNR è stato fondato da Vito Volterra nel 1923.
La ragione primaria di questa complicata fase economica in cui versa il principale Ente di ricerca del Paese è da ricondursi in primo luogo al calo costante, sistematico e miope, verificatosi negli ultimi anni, del Fondo che lo Stato mette a disposizione del CNR. E questo anche per la superficialità con cui qualche anno fa si è deciso di scorporare da questo Fondo una quota, fittiziamente vincolata a progetti di ricerca, ma in realtà obbligatoriamente tornata in buona parte nel calderone delle spese di funzionamento.
Esprimendo un solo numero, basti dire che, valutando anche le “stabilizzazioni” in corso di realizzazione, il costo complessivo del personale corrisponde al 98.7% dell’intero Fondo per il CNR!
Stiamo parlando di un Ente che si articola in oltre 100 Istituti di ricerca, distribuiti su tutto il territorio nazionale, costituito da grandi infrastrutture, operante con apparecchiature sofisticate e altamente specializzate e con costi proporzionali a questi livelli di complessità.
Un Ente che negli ultimi anni ha anche avviato un’opera meritoria di razionalizzazione delle spese con risparmi significativi (accentramento delle utenze, riorganizzazione degli Istituti della rete di ricerca, più in generale una vera e propria spending review).
Un Ente capace comunque di recuperare dal “mercato della ricerca”, attraverso la partecipazione a bandi competitivi internazionali e nazionali, risorse importanti sia dal punto di vista quantitativo (circa il 50% del valore del Fondo statale) che da quello qualitativo (dell’eccellenza scientifica). Risorse fondamentali per lo sviluppo delle proprie attività di ricerca.
In questo modo il CNR (in primis i suoi ricercatori e tecnologi, ma anche tutto il personale di supporto che opera in questa impresa) ha potuto sopperire alla quasi completa assenza di fondi finalizzati alle attività di ricerca (tutto il Fondo come dicevamo è assorbito dai costi del personale e in parte dal funzionamento ordinario).
In realtà questi fondi recuperati dai bandi di ricerca sono anche stati utilizzati per sostenere, almeno parzialmente, i costi di funzionamento degli istituti ed altre attività di ricerca prive di specifica copertura.
Il de-finanziamento sistematico ha però oggi raggiunto un limite incompatibile con le gestioni flessibili di compensazione adottate negli ultimi anni. E questo anche per la concomitanza con due eventi di aumento dei costi che d’altra parte vanno considerati positivamente (l’aggiornamento contrattuale fermo da vari anni e l’assunzione di molte centinaia di unità di personale da troppo tempo precario).
Si tratta quindi di individuare nel bilancio dello Stato Italiano circa 100 milioni per rilanciare il più grande Ente di ricerca pubblica del nostro Paese.
Si tratta di offrire al futuro del nostro Paese la possibilità di continuare a contare sulla ricerca multidisciplinare, interdisciplinare e di frontiera che il CNR ha saputo esprimere in modalità eccellenti fin da quando è stato fondato, ambiti di ricerca che si dimostrano sempre più essere una leva strategica per l’avanzamento della nostra civiltà.
Si tratta di indicare come via privilegiata per lo sviluppo dell’Italia, la conoscenza e la ricerca.
Si tratta di rendere l’Italia protagonista nella società e nell’economia della conoscenza.
Per questa ragione come direttori di istituto e di dipartimento, come ricercatori e tecnologi e come personale tutto rivolgiamo un appello al Presidente e al Consiglio di Amministrazione del CNR perché si facciano tramite con gli Organi di Governo del Paese affinché ascoltino questa richiesta del CNR e individuino le modalità per sopperire a questa drammatica mancanza di risorse.
LE PROSSIME INIZIATIVE
- IL SANGUE PER LA RICERCA – dalla mattina del 14 sarà presente sul Piazzale sottostante la sede CNR una postazione di AVIS per la raccolta sangue. I direttori e il personale del CNR che vorrà/potrà contribuire, doneranno il sangue nella mattinata come atto di impegno civico e di investimento per una società più coesa, sana e che guarda al progresso.
Donare il sangue è un investimento necessario per salvare vite umane e per mostrare di credere negli altri e nel futuro che ci riguarda. Allo stesso modo finanziare nelle giuste proporzioni la ricerca scientifica, significa credere nello sviluppo civile, economico e strategico della nostra società.
- RISCHIO DISMISSIONE PEZZI DI RICERCA – Durante la Conferenza Stampa in aula Marconi, ciascun direttore o suo delegato consegnerà simbolicamente un oggetto rappresentante un ambito di ricerca che quell’istituto sviluppa. Senza i 100 milioni aggiuntivi al budget attuale, non sarà possibile conservare la stessa capacità ed efficacia che il CNR realizza nei propri ambiti: qualche parte delle proprie attività rischierà di perdersi e con esse importanti avanzamenti di conoscenze e di ricadute per la competitività del sistema Paese.