E’ da anni che Exor del gruppo Agnelli-Elkann medita sul riassetto di Cnh, separando i camion e i bus Iveco (che da soli fatturano 11 miliardi di euro) dai trattori e dalle macchine per il movimento terra e per l’agricoltura. Ci aveva pensato già Sergio Marchionne ma la novità è che stavolta forse si fa davvero e il balzo del titolo (+5,18 ieri a Piazza Affari) dimostra che la Borsa ci crede. Il gruppo pensa che sia arrivato il momento giusto per realizzare i cambiamenti societari da lungo tempo progettati.
Voci non confermate dicono Exor presenterà lo spin off già martedì a Wall Street dove il titolo, oltre che a Piazza Affari, è quotato. Lo schema di riferimento è quello già applicato con successo al momento della scissione della Ferrari da Fca. Non è nemmeno da escludere che, una volta scorporata da Cnh, la Iveco possa poi essere quotata autonomanente. Ma lo scorporo dei camion e dei bus Iveco potrebbe essere accompagnato da un più generale riassetto di Cnh ideato dal Ceo Hubertus Muhlhauser e in linea con i cambiamenti, anche regolamentari, in corso nel settore.
Cnh, che ha 60 mila dipendenti nei suoi diversi stabilimenti nel mondo ma soprattutto in Italia, ha chiuso il bilancio 2018 con una redditività in forte aumento e un ebitda adjusted di 299 milioni di dollari con una crescita del 53% rispetto all’anno precedente.
Preoccupazione per gli effetti dello spin off sono state espresse dal segretario generale dei metalmeccanici della Cisl, Marco Bentivogli, soprattutto in relazione al futuro di oltre 6 mila lavoratori degli stabilimenti italiani di Iveco e in particolare di quelli di Brescia, Suzzara, Bolzano e Torino.