Taglio delle emissioni di gas serra del 55% (rispetto ai livelli del 1990) da qui al 2030, con l’obiettivo finale della neutralità climatica nel 2050. Questo l’accordo, ambizioso, raggiunto nella notte in occasione del Consiglio europeo: il precedente obiettivo era una riduzione del 40%, anche se di recente il Parlamento europeo aveva provato ad alzare ulteriormente l’asticella, proponendo un taglio del 60% delle emissioni climalteranti nel prossimo decennio. Come sempre però, è stata necessaria una sintesi: se da un lato i Paesi dell’Europa occidentale, Italia compresa, sono più propensi allo sforzo ambientale, uno degli stati che ha opposto più resistenza è stato la Polonia, che ha cercato di legare gli obiettivi di riduzione delle emissioni al prodotto interno lordo, con i Paesi meno ricchi che avrebbero dovuto tagliare di meno.
Superare l’impasse era importante in vista del vertice sul clima delle Nazioni Unite in programma sabato, a cui parteciperanno tutti i leader mondiali in collegamento video. L’Unione europea potrà ora presentarsi all’incontro in una posizione di leadership, anche se l’accordo trovato ieri dai Capi di Stato dovrà comunque essere ratificato dall’Europarlamento. “Nottata intensa di lavoro al Consiglio Europeo coronata dalla chiusura positiva su Green Deal. Neutralità climatica pensando alle nuove generazioni”, ha twittato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. “Ottimo modo per festeggiare il primo anniversario del nostro EUGreenDeal !”, ha invece scritto sempre sui social la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, mentre il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha detto: “L’Europa è la leader nella lotta contro i cambiamenti climatici”.
Oltre alla riduzione delle emissioni di gas serra, con l’obiettivo passato da -40% a -55%, restano in piedi anche gli altri key target al 2030, cioè la percentuale di energia prodotta da fonti rinnovabili che dovrà salire al 32% del totale (il settore dell’energia è responsabile del 75% delle emissioni in Europa), e l’efficienza energetica che dovrà essere portata al 32,5% dall’attuale 20%. In attesa di definire e raggiungere i difficilissimi traguardo al 2030, il 2020 sarà ricordato come un anno da record nella lotta alle emissioni di CO2.
Ovviamente il risultato è stato condizionato, in positivo, dalla riduzione di molte attività dovute alla pandemia Covid, ma intanto le emissioni sono diminuite del 7%, un record mai registrato prima, secondo quanto reso noto dal Global Carbon Project nella sua valutazione annuale. Quest’anno si è dunque registrato un crollo di circa 2,4 miliardi di tonnellate nelle emissioni, un valore senza precedenti. Per dare un parametro, i cali maggiori erano stati di 0,9 miliardi di tonnellate alla fine della seconda guerra mondiale e di 0,5 miliardi di tonnellate nel 2009 al culmine della crisi finanziaria.
Secondo il team internazionale di ricercatori che ha elaborato il rapporto, le emissioni dei combustibili fossili e dell’industria sarebbero comunque circa 34 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente quest’anno, ancora una parte significativa del restante “bilancio di carbonio” della Terra. Le riduzioni delle emissioni sono state più pronunciate negli Stati Uniti (-12%) e in Europa (-11%), mentre in Cina si è registrato solo un -1,7%, poichè Pechino non ha adottato un lockdown nazionale e ha potenziato rapidamente la sua ripresa economica. Analizzando per settore, le emissioni dei trasporti hanno rappresentato la quota maggiore della diminuzione globale, con quelle dovute agli spostamenti in auto calate di circa la metà al picco della prima ondata di Covid-19 ad aprile.
A dicembre le emissioni del trasporto stradale erano diminuite del 10% su base annua e quelle del trasporto aereo del 40%. Le emissioni dell’industria – che costituiscono il 22% del totale globale – sono diminuite del 30% in alcuni dei Paesi dove le misure di confinamento sono state più estese e rigide. Secondo gli esperti, è troppo presto per dire quanto velocemente le emissioni si riprenderanno nel 2021.