È la settimana più attesa di quest’anno per i giovani di Fridays For Future, il movimento creato da Greta Thunberg. Dal 20 al 27 settembre in tutto il mondo una settimana di scioperi e manifestazioni, per ricordare che il pianeta è a rischio. Azioni concrete, decisioni forti a governi, imprese, organizzazioni internazionali chiederanno i ragazzi in oltre 2400 eventi. 115 paesi e 1000 città. In Italia gli scioperi si terranno venerdì 27 e l’organizzazione sta crescendo giorno dopo giorno.
A livello mondiale, la manifestazione più importante sarà quella del 20 settembre alla quale parteciperà la stessa Greta, dopo essere arrivata negli USA a bordo di una barca a vela. Nella settimana si terranno sit-in, cortei, concerti, assemblee ed eventi come #BellForFuture, #TreesForFuture, #ScientistsForFuture, #ResearchersDesk. La giornata di sabato 21 settembre è quella del World Clean Up Day, con i giovani impegnati a ripulire luoghi degradati delle città. Le prime notizie indicano in USA e India i Paesi con più città coinvolte: rispettivamente 145 e 72. Nei Paesi dell’Unione europea i giovani chiederanno ai governi il pagamento di 10 euro all’ora per la rimozione della spazzatura nei quartieri. Un gesto simbolico per misurare la volontà di chi “ha potere” di sostenere le battaglie ambientaliste.
Domenica 22 sarà la Giornata senza auto (#CarFreeDay) con le carovane di bici al posto delle quattro ruote e dei gas di scarico. La settimana di mobilitazione avviene contemporaneamente al vertice Onu sul clima Climate Action Summit 2019, che si apre il 21 settembre. Greta Thunberg sarà lì e per la prima volta potrà rivolgere i propri appelli a capì di Stato e di governo. Milioni di persone attendono curiose le reazioni dei rappresentanti dei Paesi alle parole della giovane attivista. Che la lotta ai cambiamenti climatici si traduca in programmi operativi pluriennali coinvolgendo soprattutto aziende e mondo finanziario. La Conferenza ha davanti il compito di superare l’ideologia, l’ambientalismo senza efficacia e riprendere il cammino della Conferenza di Parigi del 2015. Che a guidare molti Paesi ci siano oggi leader diversi da quelli che firmarono l’accordo quattro anni fa, o che gli USA siamo guidati da un capo che non ha certe sensibilità, non può inibire iniziative globali che partono da una presa di coscienza generazionale.
I giovani di tutto il mondo dimostrano più capacità di intervento e di studio di decine di leader. La forza comunicativa del loro impegno, la rete, ha fatto più di quanto non siano stati capaci di realizzare partiti e governi nei quattro anni passati da Parigi. L’Italia è a metà strada. Le strategie di imprese, Corporate, banche per la sostenibilità ambientale non hanno trovato completo sostegno nelle decisioni politiche. Il governo Conte ora vuole impegnarsi per un green new deal, ancora oscuro e privo di contenuti. Ne sentiremo parlare alla Conferenza di New York, quando i giovani in piazza staranno gridando basta a proclami e documenti improduttivi. Molto arduo dargli torto.