Il 2021 ha segnato un fronte globale unito contro le emissioni di metano. Emergendo, nella lotta al cambiamento climatico, come una storia di successo alla Cop26 delle Nazioni Unite, dove più di 100 paesi hanno firmato un impegno per ridurre le sue emissioni del 30% entro il 2030. Inoltre, il metano è stato anche oggetto dell’attuale campagna di regolamentazione dell’Ue, culminata nella tanto attesa proposta legislativa della Commissione europea. Purtroppo, il nuovo piano dell’Ue non riesce a cogliere l’attimo. A pronunciarsi in merito Dagmar Droogsma, assistant vicepresident european strategy & engagement presso Environmental Defense Fund Europe.
Il metano è un potente gas a effetto serra, secondo solo al biossido di carbonio nel suo contributo al cambiamento climatico. Nel riscaldamento dell’atmosfera risulta più potente dell’anidride carbonica (80 volte tanto) anche se è un inquinante climatico di breve durata. Le emissioni delle attività energetiche Oil & Gas, quelle dell’agricoltura e di altri usi industriali sono causa di oltre il 25% del riscaldamento attuale. Pertanto, mitigare l’inquinamento da metano è l’opportunità più efficace e rapida per ridurre nell’immediato il tasso di riscaldamento, pur continuando a perseguire forme di energia più pulite per decarbonizzare l’economia.
Secondo Droogsma, la legislazione stabilisce una rilevante impostazione tecnica rivolta alle aziende del blocco, comprese regole che disciplinano la misurazione e la rendicontazione delle emissioni, il rilevamento, la riparazione delle perdite e la fine delle pratiche di sfiato e di flaring (la dispendiosa abitudine di bruciare il metano in eccesso piuttosto che catturarlo e venderlo come gas naturale).
Tuttavia, la proposta legislativa non affronta il problema delle emissioni associate alle importazioni, che costituiscono l’85% del consumo di gas europeo. La maggior parte del metano da queste fonti viene rilasciato prima che il gas entri nell’Ue. E ciò nonostante – stando alla proposta – queste emissioni di metano “upstream”, e cioè a monte, continueranno a non essere regolamentate.
“Questo – unito ad alcune carenze circa la copertura interna dell’Ue – si riflette nel fatto che la legislazione proposta viene applicata solo ad un decimo delle emissioni totali di metano della catena di approvvigionamento gas dell’Ue”, ha continuato l’avp.
“Ciò non deve accadere. Del resto, l’Ue non è estranea al vietare merci non conformi alle proprie regole sociali e ambientali: automobili che non soddisfano gli standard di emissione, elettrodomestici che non soddisfano i requisiti di progettazione ecocompatibile, e persino alimenti come il cioccolato sono tutti beni soggetti a determinati standard di produzione”.
Tesi avvalorata da una ricerca di inizio anno dell’Environmental Defense Fund ha dimostrato che applicando appieno le soluzioni già note in settori energetici come quelli del petrolio e del gas, le emissioni globali di metano potrebbero essere dimezzate, evitando così 0,25 gradi celsius di riscaldamento aggiuntivo entro il 2050 e più di 0,5 C entro la fine del secolo.
Dunque, “escludere le emissioni di metano del gas importato significa perdere un’enorme opportunità (oltre a porre i produttori interni all’Ue in una posizione di svantaggio competitivo)”, secondo Droogsma. Avvertendo forse un mutamento nel dibattito pubblico e in quello politico, gli eurodeputati hanno mostrato una chiara comprensione dell’opportunità a portata di mano.
Per quanto riguarda gli Stati membri dell’Ue, questi dovrebbero “sfruttare lo slancio internazionale. A ottobre, la stragrande maggioranza del Parlamento europeo ha chiesto alla Commissione di aumentare il livello di ambizione della politica europea sul metano, compresi obiettivi vincolanti di riduzione delle emissioni di metano”.
Anche un gruppo di lavoro delle principali società energetiche (tra cui Shell, BP e TotalEnergies) hanno concordato sul fatto che sia “fondamentale affrontare le emissioni di metano sia dalle importazioni di gas naturale che dal gas naturale prodotto internamente”.
L’avp di Edf ha concluso senza giri di parole: “La scienza è chiara: le azioni per mitigare le emissioni di metano rappresentano ad oggi il modo più veloce per rallentare il riscaldamento globale. Ciò che non è chiaro è se l’Europa nel suo insieme abbia davvero l’ambizione di intraprendere azioni serie e mostrare la sua leadership nella lotta ai cambiamenti climatici”.