C’è da meravigliarsi, ma non troppo. La scienza, come diceva Galileo Galilei, procede per tentativi ed errori e la regola vale anche in campo ambientale. L’ultimo rapporto MobilitAria ci ha descritto città-cimitero per tutto quello che respiriamo. Poi si scopre un algoritmo che individua l’inquinamento dell’aria per settore e area geografica. Si chiama Orsa lo ha realizzato l’Enea e biene già usato nel sistema di rilevazione MINNI. È lo stesso Enea che ogni giorno fornisce previsioni delle principali concentrazioni di gas e particolati negli strati bassi dell’atmosfera. Le previsioni sono a tre giorni per l’Italia e a quattro per l’Europa. Quanto e da chi viene adoperato?
Le 63 mila morti italiane potrebbero ridursi se il MINNI andasse a pieno regime? “Questo strumento funziona come un vero e proprio sistema di tracciabilità che permette di etichettare le emissioni per conoscere il contributo specifico di ogni singola fonte alle concentrazioni di inquinanti in atmosfera”, dice Gino Briganti del Laboratorio ENEA di Inquinamento atmosferico. L’algoritmo ha dimostrato di essere uno strumento adeguato per orientare la pianificazione delle politiche di qualità dell’aria. L’applicazione con la sua efficacia è stata raccontata e pubblicata dallo stesso Briganti e dai colleghi Ilaria D’Elia, Mihaela Mircea e Antonio Piersanti sulla rivista internazionale Atmosphere. Il monitoraggio mette in luce le principali sorgenti sulle quali agire per preservare la popolazione dalle fonti più dannose che comprendono il traffico stradale, il riscaldamento domestico, gli allevamenti, i fertilizzanti e l’industria. Pianificare interventi anche oltre i tre giorni è possibile, ma purtroppo non viene fatto.
Non a caso in Pianura Padana, viene spiegato, il traffico e l’agricoltura hanno un impatto rilevante sull’inquinamento dell’aria. In alcune località rurali della Lombardia, le concentrazioni estive di ozono arrivano da altre regioni oppure è “originato da contributi non localizzati, ma proviene dal trasporto per centinaia di chilometri e dalla trasformazione chimica di altri inquinanti”. Siamo davanti a dati scientifici, oggettivi che non danno molte scappatoie agli amministratori pubblici. Chiudere le città o parti di esse comporta sacrifici, questo è evidente, si colpiscono interessi trasversali. Ma è cinismo piangersi addosso perché la natura è maligna. Milano dove l’inquinamento costa 7 miliardi di euro e una lunga lista di comuni della pianura padana, da dieci anni non schiodano dalle basse classifiche ambientali europee. Il sindaco Beppe Sala non ha nulla da rimproverarsi ?
Riscaldamento delle case killer
Si resta perplessi nel constatare che le informazioni di un algoritmo andrebbero usate per prevenire la diffusione di malattie mortali tra le persone e purtroppo non lo sono a sufficienza. Sono disponibili anche gli inventari delle emissioni, compilati dalle agenzie ambientali, ma che uso se ne fa? Dentro questi archivi si trova di tutto: ossidi di azoto, ossidi di zolfo, polveri, composti organici volatili, ammoniaca, metalli pesanti. Di curo non bisogna andare soltanto al quartiere Tamburi di Taranto per contare patologie gravi. E il Ministero della Sanità? L’attenuante per gli scienziati è che queste informazioni non fanno capire bene ‘chi fa cosa e quanto’ in aria. “Lo spostamento delle masse d’aria e i processi chimici e fisici in atmosfera modificano le caratteristiche degli inquinanti a cui sono esposti l’uomo e l’ambiente”, spiega Antonio Piersanti, dell’Enea. Va bene, ma pare ce ne sia a sufficienza per mettere a posto le cose. E far sapere queste cose a poche ore di distanza dal rapporto di Kyoto Club e Cnr. Sembra una guerra di posizione tra enti di ricerca statali, istituzioni e associazioni ambientaliste.
Le polveri sottili trasportate e disperse dal vento, si depositano sulle superfici e sono a risospensione successiva. Le industrie che le emettono se ne rendono conto? Quanti sindaci e assessori consultano questi dati? Sulle sanzioni applicate a chi inquina non c’è nessuna black list in tutta Italia e se qualcuno la compilerà gli consigliamo di postarla sui social. Il Parlamento europeo ad aprile ha approvato la nuova direttiva contro i reati ambientali. Il metodo ORSA ha stabilito che in Italia le maggiori concentrazioni di PM10 nei centri abitati, provengono dal riscaldamento residenziale. Nella stragrande maggioranza vanno a gas. La destra è contro la direttiva sulle case green, ennesima beffa verso la Nazione sofferente di mal d’aria. Ma almeno impari a consultare l’algoritmo di Enea per preservare i patrioti, tanto per stare ai termini di Giorgia.
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Le pubbliche amministrazioni potrebbero ma soprattutto dovrebbero fare di piú. Gli strumenti per migliorare ci sono, quello che manca spesso è la volontà di fare