In Italia si vuole tornare alla gestione pubblica dell’acqua dopo il referendum 2011. Il precedente più famoso da tutti citato è quello di Parigi. Il 24 Novembre 2008, il Consiglio Comunale di Parigi votò per la ri-municipalizzazione dell’intero servizio idrico locale, che dal primo Gennaio 2010 tornò nelle mani pubbliche dopo 30 anni di gestione privata.
La decisione del Comune di passare alla gestione diretta fu promossa dal sindaco socialista Bertrand Delanoë, il quale nel 2001, appena eletto, aveva tentato di modificare il contratto di concessione del servizio idrico parigino stipulato con Suez e Veolia, due delle più grandi aziende del settore idrico internazionale. Da quando la distribuzione dell’acqua fu privatizzata nel 1985, la sua efficienza migliorò e le perdite d’acqua nel network idrico furono notevolmente ridotte. D’altro canto, le tariffe dell’acqua crebbero drasticamente, senza che il Comune di Parigi esercitasse alcun controllo né avesse conoscenza della contabilità e dei profitti intascati dalle aziende private.
L’agenzia responsabile del monitoraggio e della produzione dell’acqua, la Sagep (Société Anonyme de Gestion des Eaux de Paris) era infatti gestita, oltre che dal Comune di Parigi, da Seuz e Veolia, generando un ovvio conflitto di interesse tra chi opera e chi controlla.
In assenza di un’adeguata regolazione, al monopolio pubblico si sostituì quello privato, con esiti che qualunque manuale di economia può chiaramente preconizzare. Questa non era l’unica controversia che aleggiava sull’acqua parigina. L’Amministratore Delegato della Veolia ai tempi della privatizzazione, era uno dei principali co-fondatori del partito di Jacques Chirac, eletto sindaco di Parigi nel 1984 e responsabile della prima privatizzazione del servizio idrico parigino. La pubblicazione dei conti finanziari dei partiti politici nel 1990, rivelò, oltre a numerosi scandali di corruzione, la larga influenza politica delle imprese idriche, le quali erano tra i maggiori finanziatori dei partiti.
La teoria economica si è a lungo interrogata dei fallimenti dovuti alla cattura del regolatore da parte del regolato, anche se nel caso specifico non furono necessari particolari sforzi. Insoddisfatto delle negoziazioni con Veolia e Suez, il sindaco Delanoë iniziò una serie di inchieste tecniche e analisi finanziarie per valutare la ri-municipalizzazione del servizio idrico parigino, il cui contratto di 25 anni sarebbe durato fino al 2009.
Le robuste analisi svolte rivelarono l’opportunità di diminuire i costi del servizio idrico, integrando la distribuzione dell’acqua sotto un unico operatore, a differenza del regime privato, in cui la distribuzione era gestita separatamente da Suez, responsabile della rive gauche, e da Veolia, responsabile della rive droit. Vi era dunque spazio per conseguire delle rilevanti economie di scala. Alla strada di una regolazione più stringente si preferì optare per una soluzione più immediata cioè la ri-pubblicizzazione del servizio: una scelta dove un ruolo centrale è giocato dalla disponibilità di una macchina pubblica organizzata e affidabile.
Nel marzo del 2007, il Comune di Parigi fece il primo passo per far tornare l’acqua en régie (come in francese chiamano la gestione in-house), e prese pieno possesso di Sagep, forzando Veolia e Suez a vendere i propri titoli. Delanoë si presentò alle successive elezioni con la promessa di ri-municipalizzazione l’intero servizio idrico, cosa che fece una volta rieletto con l’appoggio del Consiglio Comunale di Parigi e del nuovo Amministratore Delegato di Sagep, Anne Le Strat, esponente del partito verde francese.
Nonostante le difficoltà incontrate la transizione da gestione privata a gestione en régie avvenne nei tempi previsti. Il servizio idrico parigino è oggi gestito da un ente pubblico, Eau de Paris, con un budget e uno status legale indipendente. Nonostante la qualità del servizio idrico non sia cambiata, la ri-municipalizzazione ha portato risparmi al Comune di Parigi e i suoi abitanti. I costi operativi sono notevolmente diminuiti grazie all’introduzione di un unico operatore; gli appalti vengono aggiudicati a prezzi competitivi.
Nel 2010 Eau de Paris è riuscita a risparmiare circa 35 milioni di euro rispetto ai costi incorsi nella concessione dell’anno precedente, ed ha dunque diminuito i costi dell’acqua alle famiglie parigine, riducendo le tariffe dell’8%. Per un giudizio di merito occorrerà certo attendere qualche tempo. L’acqua, tra i servizi pubblici locali, è quello con il maggior fabbisogno di investimenti in rapporto al fatturato, e le conseguenze delle scelte in materia di investimenti si manifestano anche con tempi molto lunghi. E’ da queste scelte che dipende la rigenerazione futura della risorsa.
Coloro che citano Parigi per sostenere che l’acqua deve essere gestita dal pubblico dovrebbero ricordare che la scelta fu motivata da solidi argomentazioni economiche, potendo contare su una pubblica amministrazione efficiente e su finanze locali in grado di assicurare la realizzazione degli investimenti. La gestione pubblica (meglio se regolata) è una possibilità, anche se non per tutti.