Negli ultimi cinque anni, i proventi da “lotta all’evasione” sono stati i seguenti: da €25.155 milioni del 2008, in continuo aumento fino a raggiungere €42.213 milioni nel 2012. Tali cifre pesano considerabilmente all’interno delle entrate tributarie del nostro Paese. Nel 2012, le entrate derivanti da attività di accertamento e controllo rappresentavano il 10% del totale delle imposte sui redditi. E la quota è ancor maggiore se consideriamo le imposte sul valore aggiunto, il 13%, e le imposte sul reddito delle società, ben il 18%.
Per fortuna che l’evasione fiscale c’è e non scomparirà presto!
Peccato però che i proventi ricavati dalla lotta all’evasione non sono sempre quelli che il Governo prevede, e su cui basa il proprio bilancio. Nel 2012, infatti, il Governo italiano ha raccolto attraverso accertamenti e controlli molto meno di quello che si aspettava. Questo ha significato rivedere il proprio bilancio in negativo di €608 000.
Merita tornare a chiarire le idee su cause e rimedi. Se ne sta occupando ora il parlamento e ne ha parlato alla Camera dei Deputati il 19 giugno scorso la Corte dei Conti. In vista della riforma fiscale, era stato istituito dal Ministero dell’Economia e delle Finanze un Gruppo di lavoro sull’”Economia Sommersa e i Flussi Finanziari”, che nel 2011 ha pubblicato un rapporto di documentazione sui fenomeni dell’economia sommersa e dell’evasione fiscale e contributiva. Esso rimane il documento più esteso e comprensivo sul tema degli ultimi due anni.
Le ultime riforme attuate per combattere l’evasione fiscale risalgono invece a sette anni fa, quando nel 2006 erano stati varati una serie di provvedimenti per migliorare i flussi informativi a supporto dell’attività di controllo e rafforzare l’effetto deterrenza dell’attività di accertamento. Nello stesso anno, il decreto legge n.223 del 4 luglio sopprimeva la programmazione fiscale, bandendo qualsiasi forma di condono. Tali strategie contro l’evasione hanno dato risultati positivi: tra il 2006 e 2007 il fisco ha recuperato circa €23 miliardi di entrate precedentemente non pagate, ottenuti attraverso l’aumento della tax compliance dei cittadini, e migliorando le attività di riscossioni e accertamenti, in particolare nei settori dell’economia più affetti da evasione. Secondo la relazione del 22 ottobre 2007 del Vice Ministro Vincenzo Visco, i principali fattori che hanno determinato l’aumento del gettito sono stati gli aumenti delle entrate provenienti dall’IVA e dall’IRES, che nel 2006 sono cresciute rispettivamente dell’8.8% e del 16.3% rispetto all’anno precedente.
A livello internazionale, dell’evasione fiscale se ne è discusso anche durante l’ultimo G8, che si è svolto nell’Irlanda del Nord il 17-18 giugno 2013. L’attuale presidente del G8 David Cameron, Primo Ministro britannico, ha incluso la lotta all’evasione fiscale tra i tre principi cardini del suo mandato, dopo che grandi multinazionali erano state oggetto di scandalo per via dei bassi livelli di tasse pagati al Governo inglese. Tra queste spiccano Starbucks, Google e Amazon. Nel communiquè ufficiale rilasciato alla fine delle riunioni, i paesi del G8 si impegnano a creare un nuovo e automatico sistema di scambio di informazioni tra le autorità fiscali dei propri paesi. Inoltre, dichiarano di rendere disponibile alle autorità fiscali il registro contenente i nomi dei proprietari e dei beneficiari di aziende e di fondi fiduciari. Il G8 inizierà a collaborare con l’OCSE per sviluppare un modello internazionale per riportare i profitti delle multinazionali, e per rendere disponibile dove i profitti vengono generati e dove vengono versate le tasse.
In confronto al resto dei paesi europei, l’economia sommersa dell’Italia è di gran lunga maggiore. E il fenomeno dell’evasione non riguarda solo le grandi multinazionali, ma in Italia coinvolge tutti i settori dell’economia nazionale e ricopre l’intero territorio.
In realtà, riusciremo a ridurla solo se tutti i soldi da “lotta all’evasione” vanno a finanziare un fondo per ridurre le aliquote e quindi a beneficio di chi non vuole, o non può, evadere”.
A cura di Giacomo Vaciago