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Cioccolato: un festival a Firenze per ricordare il suo arrivo alla Corte dei Medici grazie a un esploratore fiorentino, Francesco Carletti

CIOKOFLÒ

Firenze, non tutti lo sanno, ha una storia legata al cioccolato che merita di essere raccontata: il legame tra la città e il cioccolato ha infatti radici lontane ed inizia proprio con un esploratore fiorentino, Francesco Carletti, che dopo aver viaggiato per il mondo e assaggiato le preziose fave di cacao, tornò in patria portando con sé questa preziosa scoperta. Fu proprio grazie a lui che la corte dei Medici entrò in contatto con questo alimento esotico e ne apprezzò subito le proprietà e il sapore unico.

CioKoFlò il festival del cioccolato artigianale che si terrà dal 3 al 6 aprile 2025

E questo antico rapporto si rinsalda ora con la prima edizione di CiokoFlò, il festival del cioccolato artigianale che si terrà dal 3 al 6 aprile 2025 nella antica e suggestiva cornice di Piazza Santa Croce.

Per quattro giorni, il profumo del cioccolato invaderà il centro storico del capoluogo toscano, trasformando la città in una meta golosa per appassionati, turisti e famiglie, che potranno degustare, scoprire ed acquistare uno dei prodotti più amati, declinato nelle sue infinite interpretazioni, dai grandi classici intramontabili fino alle varianti più inedite e sorprendenti, in un percorso all’insegna della dolcezza all’interno di un contesto storico e artistico unico al mondo.

Realizzate maxi-costruzioni di cioccolato che renderanno omaggio alla città e al cioccolato

CiokoFlò offrirà non solo un’ampia area espositiva e commerciale, dove i maestri cioccolatieri italiani presenteranno le loro creazioni e dove si potranno incontrare le migliori aziende produttrici del settore, ma anche un calendario di attività concomitanti pensato per coinvolgere a tutto tondo turisti e visitatori, per un’esperienza quanto più avvolgente ed immersiva nel suggestivo mondo della cioccolateria artigianale. Saranno infatti predisposte installazioni artistiche a tema, laboratori didattici e attività esperienziali per accompagnare ed intrattenere il pubblico più variegato ed esigente, rendendo il festival un’esperienza unica.

Per celebrare la kermesse e il prodotto protagonista, saranno realizzate maxi-costruzioni di cioccolato ad opera dei maestri cioccolatieri, che renderanno omaggio alla città e al cioccolato, e che resteranno esposte fino alla conclusione della rassegna come vere e proprie opere d’arte.

L’avventurosa storia di Francesco Carletti, dal Messico alla Cina

Francesco Carletti era partito con il padre Antonio, mercante, per le Isole di Capo Verde per comprare schiavi africani da rivendere nelle Indie Occidentali. Da lì passarono a Panama, in Messico, Colombia, Perù e di nuovo in Messico. Da Acapulco salparono verso le Filippine e giunsero nell’Isola di Luzon dove rimasero un anno. Poi si spostarono in Giappone in Cina, dove nel 1598 morì Antonio. Rimasto solo, Francesco proseguì verso l’India e giunse a Goa, sede del viceré portoghese, dove rimase per quasi due anni. Preso dalla nostalgia della patria e ormai ricco, caricò su una nave portoghese tutte le sue mercanzie per salpare verso l’Italia. Nell’Isola di Sant’Elena la nave portoghese sulla quale viaggiava fu attaccata da corsari olandesi. Nonostante i suoi tentativi di recuperare le merci Carletti ritornò a Firenze privo delle ricchezze accumulate. Riuscì però a salvare qualche bacca di cacao che portò nella Firenze medicea. Nei suoi scritti Carletti parlando dell’uso del Cacao nelle indie occidentali scrive:” Il Cacao è un frutto celebre e di vitale importanza per quel Regno, tanto che si dice se ne consumi ogni anno più di cinquecentomila scudi. Questo frutto serve anche come moneta da spendere, per comprare al mercato le cose di uso comune. Per la moneta di un giulio ne danno settanta o ottanta, a seconda del raccolto. Ma il suo consumo principale è in una certa bevanda che gli Indiani chiamano “Cioccolatte”. Questa bevanda si fa mescolando i frutti del Cacao, che sono grossi come ghiande, con acqua calda e zucchero.

Prima i frutti vanno seccati molto bene e abbrustoliti al fuoco, poi disfatti su delle pietre (come fanno i pittori quando macinano i colori) fregando il pestello, anch’esso in pietra, lungo la pietra piana e liscia. Così si viene a formare una pasta che disfatta nell’acqua serve da bevanda, ed è bevuta comunemente da tutti i nativi del Paese e dagli Spagnoli e da tutti gli abitanti delle altre nazioni che qui giungono. Una volta che si avvezzano, tutti ne diventano così viziosi che con difficoltà poi possono rinunciare a berne ogni mattina, o il giorno dopo desinare, quando fa caldo, in particolare quando si naviga”.

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