Nel quotidiano ritornello di una legge di bilancio che aiuterà famiglie ed imprese, cosa produrranno bonus e sgravi nei prossimi mesi? L’energia è di sicuro il tema più caldo. Senza prenderla troppo alla larga, quando il governo dice di lavorare anche sulla “riforma del mercato dell’energia” per tutelare le fasce deboli ci sono numeri che non si possono trascurare. La fine del mercato tutelato slitterà oltre il gennaio 2024 ? Sarebbe l’ennesimo slittamento, ma uno studio della Cgia sembra fatto apposta per dire a chi governa che è arrivato il momento di andare a fondo, nella parte viva della società, verso chi proprio non ce la fa a pagare i consumi di gas o luce.
È un’analisi sulle condizioni energetiche del Paese, secondo la quale 2,2 milioni di famiglie vivono in “povertà energetica“. In valori assoluti sono 5 milioni di persone che abitano in case “poco salubri, scarsamente riscaldate d’inverno, poco raffrescate d’estate, con livelli di illuminazione scadenti e con un utilizzo molto contenuto dei principali elettrodomestici bianchi”. Uno spaccato identitario, purtroppo, di una parte della comunità nazionale. Dalla pubblicazione dei dati di due giorni fa, non esce un Paese che si evolve sul piano energetico ed ambientale. La politica dei bonus è una risposta a metà, non la soluzione che dovrebbe stare al passo di una transizione che in teoria non deve lasciare indietro nessuno.
I nuclei familiari più a rischio sono quelli con un elevato numero di persone, in precarie condizioni economiche e ci danno la fotografa di un Paese sempre più squilibrato. A livello territoriale la situazione più critica è in Calabria, dove sono più di 300mila le persone povere in energie. Seguono la Puglia, il Molise, la Basilicata e la Sicilia. Nemmeno a dirlo, ma le Regioni meno interessate dal fenomeno di povertà sono Lombardia, Liguria, Marche, Emilia Romagna. Godono di un sistema più equilibrato con il PIL che è un terzo del PIL di tutta l’Italia.
Nord e Sud sempre più distaccati
“Sono dati che preoccupano non poco-ha spiegato la Cgia-anche perchè sono sottodimensionati, riferiti a prima dello shock energetico scoppiato a inizio del 2022”. È confermato in questo modo che l’altalena dei prezzi dei prodotti energetici non arriva alle famiglie. Non a tutte allo stesso modo, evidentemente. Rispetto al periodo pre-Covid il bilancio di una famiglia media rimane molto elevato. Se il prezzo del gas naturale nel 2019 era di 16 euro/MWh, ad agosto di quest’anno ha toccato i 34 euro/MWh (+112%). Ha colpito quella parte di società che ha accumulato debiti con le aziende energetiche.
Il punto di caduta di una tale discrepanza tra le famiglie italiane, non sta non solo nella capacità di riequilibrare le differenze tra Nord e Sud, ma nella voglia di far uscire davvero da una soglia di povertà così alta, più di 2 milioni di famiglie. Il loro disagio pesa su tutto il Parse. La manovra del governo con le agevolazioni o il taglio dell’iva sul gas per tre mesi che effetto avrà sulle migliaia di cittadini calabresi e via via su tutti agli altri ? Un effetto camomilla, perché dopo Natale saremo punto e a capo.
La condizione di minorità-dice la Cgia-aumenterà “se non verranno prorogati gli aiuti messi in campo dal governo Meloni con la legge di bilancio 2023 ”. Lo studio e precedente al provvedimento in emissione che in sostanza è un decreto tampone, l’ onda corta di un mare confuso, con il Sud sfiduciato.
Per ottobre si prevede un altro aumento delle bollette che accentuerà l’inflazione, mentre la lista nera dei poveri di luce e gas potrebbe segnare un primato non dignitoso dopo un anno di “governo del fare”. Il miliardo e 300 milioni annunciato non sono misure strutturali che i ceti meno abbienti reclamano. D’altra parte se si vuole sta costruendo il passaggio ad un sistema energetico più virtuoso, sarà molto difficile avere alleati 5 milioni di italiani poveri nei servizi essenziali. Saranno la spina nel fianco di chiunque vorrà rendere l’Italia un Paese più sostenibile.