Giudizio dell’autore:
È necessario avere uno stomaco robusto per digerire bene i bocconi amari che ci propone il film di questa settimana: Vice – L’uomo nell’ombra, con la regia e la sceneggiatura di Adam McKay. Si tratta di una storia vera, ispirata dalle vicende realmente accadute prima, durante e dopo la presidenza di George Bush Jr. dove il protagonista principale non è, come sembra, il Presidente degli Stati Uniti ma il suo vice Dick Cheney (interpretato in modo eccellente da Christian Bale). È proprio la sua figura, la sua vita pubblica e privata al centro del racconto dove si legge benissimo l’ascesa al potere di un uomo che, pur rimanendo appunto nell’ombra, di fatto diviene il vero titolare dell’esecutivo a scapito di un Presidente che non brilla per le sue capacità.
Tutto il film ci riporta indietro negli anni, al periodo buio e drammatico del terrorismo internazionale, all’apocalisse delle Torri gemelle ed a tutto quello che ne è conseguito. Si ritorna alle elezioni presidenziali del 2000, quando il candidato repubblicano Bush vince il confronto con il suo avversario democratico al Gore per un pugno di voti (esattamente circa 540). Vennero sollevati numerosi dubbi sull’illegittimità di quel voto, poi risolto con una sentenza della Corte suprema che assegnò la vittoria Bush. L’anno successivo ci fu l’attentato dell’11 settembre a cui seguì la guerra in Afghanistan e, successivamente, l’invasione dell’Iraq ritenuto coinvolto direttamente e accusato di detenere armi di distruzione di massa poi mai rinvenute. In questo ambiente, con tutto il retroscena politico oltre che umano, si muove nell’ombra (nemmeno poi tanto) Cheney, abile quanto spregiudicato nell’uso sapiente e violento del potere che può esercitare. Determinante il confronto diretto con Bush quando gli propone di diventare il suo vice alla Presidenza Usa che lui accetta alla sola, semplice, condizione di essere lui il titolare delle deleghe governative più importanti, svuotando, di fatto, il peso del Presidente in carica.
Il film regge benissimo i tempi narrativi nonostante alla maggioranza degli spettatori sia ben chiaro e noto cosa è avvenuto realmente e quanto gravide di conseguenze siano state le scelte dell’amministrazione Bush. Il cast è ottimo e non serve altro per descrivere gli aspetti umani e politici di un ruolo, quello dei vice, quali che essi siano, che da sempre riveste grande importanza nella vita pubblica dei grandi leader. Per chi tra i lettori fosse “esperto” di un grande classico della televisione streaming come House of Cards non mancherà di osservare le molte similitudini tra realtà e finzione, quando i confini dell’una spesso si confondono con quelli dell’altra e viceversa. Il regista, del resto, ha avuto già un discreto successo con un suo precedente lavoro (dove ha vinto anche un Oscar per la sceneggiatura) con una storia sulla crisi finanziaria del 2007 basata anch’essa su vicende reali. Al termine della proiezione rimane quel vago senso di indigesto, appunto, che assale quando ci si rende conto che purtroppo, spesso, la politica, specie a livelli così elevati, è troppo importante per essere lasciata nelle mani di chi o è troppo sprovveduto o troppo egoista per avere nelle mani responsabilità più grandi di loro. Questo film merita la visione, non solo per non dimenticare quanto accaduto solo pochi anni addietro ma anche per ricordare come la politica, talvolta, può essere brutta, sporca e cattiva.