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Cinema in Piazza a Roma, Carocci: “Ingressi +30% e zero contagi”

Imagoeconomica

Si è chiusa a Roma domenica scorsa la settima edizione di “Cinema in Piazza”, l’iniziativa dell’Associazione Piccolo America – fondata dai ragazzi del vecchio Cinema America – che dal 2015 anima la Capitale per due mesi l’anno con decine di serate dedicate al grande schermo. Dopo un anno e mezzo di pandemia, le proiezioni di quest’anno hanno avuto un significato particolare: una sorta di ritorno alla vita sociale, alla condivisione della cultura. E i numeri in crescita confermano che il pubblico ne aveva bisogno, come spiega Valerio Carocci, presidente dell’Associazione Piccolo America, in questa intervista a FIRSTonline.

Valerio, com’è andato quest’anno il Cinema in Piazza?

«Siamo molto soddisfatti, perché anche grazie all’arena di Monte Ciocci – che si è aggiunta a quelle Trastevere e del Parco della Cervelletta – siamo riusciti a coinvolgere tutta Roma Nord e Valle Aurelia, una fetta della città che forse finora aveva partecipato alle nostre iniziative in maniera più saltuaria».

Quindi, anche se non siamo ancora fuori dalla pandemia, il pubblico è aumentato rispetto all’anno scorso?

«La crescita è stata del 30%: dalle 50mila registrazioni del 2020 sulla piattaforma prenotaunposto.it siamo passati quest’anno a 65mila spettatori. È un dato veramente interessante, perché vuol dire che piano piano si sta ricostruendo la magia che c’era prima della pandemia negli eventi all’aperto».

Quali misure di prevenzione avete adottato?

«Abbiamo eliminato le sedie mettendo delle piazzole a terra che indicavano la posizione agli spettatori. L’obiettivo era mantenere un’atmosfera calda malgrado le necessarie misure di sicurezza, per evitare che il distanziamento fisico si trasformasse in distanziamento sociale. È chiaro che le persone dovevano stare distanti, ma questo non ci ha impedito di creare una sensazione di socialità e di condivisione. Poi, per l’organizzazione anti-Covid è stata fondamentale anche la piattaforma di prenotazione online».

Ha funzionato?

«Sì: non abbiamo registrato alcun contagio. Possiamo fornire questo dato perché se gli spettatori scoprivano di essere positivi dopo aver partecipato a un nostro evento erano tenuti a comunicarcelo. E fortunatamente non è mai accaduto».

Come sempre, avete organizzato anche diversi incontri con alcuni mostri sacri del cinema italiano e internazionale. Quest’anno, tra gli altri, è toccato a due icone come Ken Loach e Wim Wenders. Che esperienza è stata?

«È stato molto bello, anche se ci è dispiaciuto fare alcuni incontri a distanza, come quello con il maestro Loach, che ci teneva tanto a venire a Roma. Speriamo di recuperare in futuro gli incontri che non sono stati possibili a causa della pandemia, ma pensiamo di essere comunque riusciti a garantire un dialogo tra le nostre piazze, in particolare quelle di periferia, e gli ospiti di tutto il mondo».

Dopo l’estate inizia una nuova avventura: la vostra Associazione riapre a Roma la “Sala Troisi”, chiusa ormai da diversi anni. Ci puoi parlare di questo progetto?

«Della programmazione non posso ancora dire nulla, ma di sicuro sarà uno spazio culturale vivente: oltre alla sala cinematografica ci sarà una sala studio aperta 24 ore su 24 e 365 giorni l’anno. L’apertura è prevista per fine settembre e l’investimento è stato di un milione e 450mila euro».

Come avete raggiunto una somma del genere?

«Innanzitutto, abbiamo ottenuto dei contributi tramite bando: un milione dal ministero dei Beni culturali e 100mila euro dalla Regione Lazio. Poi ci sono state sponsorizzazioni private da parte di Siae e Bnl per altri 100mila euro. Il resto è stato investito a fondo perduto dall’Associazione, perché siamo una no profit e quindi reinvestiamo gli utili nei nostri progetti. Per avere la totalità del finanziamento del ministero, che erogava il 70% del contributo alla fine dei lavori, abbiamo dovuto aprire una linea di credito con Bnl di 700mila euro, mettendo a garanzia le case di famiglia di due di noi. Siamo riusciti così a terminare la ristrutturazione e a presentare il rendiconto al ministero, che a quel punto ci ha pagato permettendoci di levare la garanzia sulle case».

Il cinema Nuovo Sacher di Nanni Moretti dista pochi metri dalla Sala Troisi… Ci sarà collaborazione o concorrenza?

«Ogni anno alla fine dei nostri eventi invitiamo il pubblico a frequentare l’arena del Sacher, perché siamo convinti che andare nelle arene a pagamento sia importante per sostenere tutta l’industria cinematografica. Saremmo ben felici di collaborare con il Sacher e speriamo che Nanni risponda positivamente».

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Categories: Cultura Interviste