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Cinema: Hotel Gagarin con la coppia Amendola-Argentero

FIRSTonline

Giudizio dell’autore:

C’è un modo di dire arcaico quanto efficace: quando è tordi e quando è grilli. Si può usare pari pari al cinema italiano: si passa dalla legittima acclamazione per un film come Dogman di Matteo Garrone ai dubbi che corrono quando si vedono altri lavori dove si fatica a comprenderne la ragione, il senso produttivo, che pure, alla fine della proiezione, in qualche modo, emerge. Ci troviamo, ancora una volta, di fronte ad un giudizio sospeso. 

È proprio questo il caso di Hotel Gagarin, firmato alla sceneggiatura e alla regia da Simone Spada, al suo esordio nella grande distribuzione e con una significativa storia professionale alle spalle. La storia è molto semplice: inizia con una vicenda tutta italiana e che riguarda proprio il mercato del cinema. Un “onorevole” è in grado di pilotare un progetto per la realizzazione di un film farlocco, con il solo scopo di appropriarsi di indebiti finanziamenti per poi spartire con un complice il malloppo. A questo fine, occorre mettere in piedi una troupe, un cast, attori etc e si aggregano personaggi strampalati quanto disperati. Parte per l’Armenia una specie di armata Brancaleone, persone che lasciano alle spalle “la guerra del sabato sera sulla Via Pontina” e, una volta arrivati nelle lande innevate, le cose non andranno proprio come immaginato e il finale sarà agrodolce. Il cast è composto di attori capaci e collaudati:  Claudio Amendola, Luca Argentero, Giuseppe Battiston, Barbora Bobulova, Silvia D’Amico e con una significativa comparsata di Philippe Leroy che ce la mettono tutta, ma la buona volontà da sola non è sufficiente. Il regista conosce bene il suo lavoro e padroneggia la cinepresa con equilibrio e capacità ma, purtroppo, ha voluto estendere eccessivamente le sue consapevolezze e infatti la sceneggiatura, sempre di sua invenzione, è spesso sgrammaticata: difficile fare bene mestieri molto diversi tra loro.  

Il film contiene un altro film: si parla del cinema per aspetti complessi e controversi. Ad esempio, il meccanismo di finanziamento pubblico di opere cinematografiche che non è sempre chiaro nelle sue finalità. Poi, nel corso della vicenda, si entra nel merito di cosa è o cosa dovrebbe essere, o cosa può significare il cinema per molte persone: la rappresentazione o la possibile realizzazione di un sogno. E, in questa seconda parte del film e proprio in questo ambito emerge la sua parte più interessante, dove la dimensione onirica dei desideri delle persone può trovare spazio nella sua visione sul grande schermo.  È un film concettualmente lontano da Roma, la capitale corrotta e infetta, la città della grande bellezza e della grande bruttezza, di Cinecittà e del Raccordo anulare. È un film che vorrebbe anche essere comico ma non ci riesce e, con benevolenza, si risolve in una piccola drammaticità.  

Hotel Gagarin comunque merita attenzione sia per lo spunto narrativo, sia perché Spada – speriamo – ci potrà dare in futuro piacevoli sorprese. Da non perdere i titoli di coda: eccellente sintesi del film, dove si incornicia tutto e tutti, nei loro sogni e nella loro realtà, più o meno come avviene esattamente nella vita reale per molti di noi. 

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Categories: Cultura