Giudizio dell’autore:
Questa settimana sembra tutta presa dalle vicende di Cannes, per quello che vedremo e per quello che non vedremo (su Firstonline ne abbiamo scritto molto) e nelle sale rimane ben poco. Per quello che passa il convento siamo indotti (consapevoli che non l’ha ordinato il dottore) a scrivere di Loro 2 di Paolo Sorrentino, non fosse altro per essere certi di non avere fatto errori grossolani con il film precedente.
Ebbene, per certi aspetti, ci dobbiamo ricredere. Con ordine: anzitutto si tratta di due film diversi. Tanto nel primo abbiamo visto un racconto, una vicenda sommaria, grottesca, surreale e alla fin fine poco avvincente quanto in questo abbiamo visto una storia di esseri umani, a loro modo eroi e mezze calzette, che comunque rendono bene l’idea del Paese in cui viviamo. Parliamo di cinema e quindi ci dobbiamo riferire all’arte di mostrare la realtà sotto forma di finzione scenica. Solo che, ad un certo punto, si esce dalla sala e magari succede che poco dopo si ascolta un radiogiornale oppure si vede un Tg e, nonostante tutto il tempo e le vicende politiche trascorse, scorrono immagini e si parla ancora di lui, di Silvio Berlusconi. Ecco allora che salta tutto e, ancora una volta, si fa gran fatica a ragionare su realtà e finzione, su ciò che abbiamo visto sul grande schermo e su quanto invece viviamo quotidianamente sulle pagine della politica, della cultura, della società.
Questa seconda parte del film di Paolo Sorrentino ce la potevano risparmiare, nel senso che se tutto il film fosse rimasto entro una sola puntata forse avremmo potuto apprezzare meglio lo sforzo creativo del regista. Loro 2 è un film di dialoghi e monologhi importanti dove, ammettiamo senza riserve, sulla scena recita un grande Toni Servillo. Il primo dialogo tra Berlusconi e il suo socio Ennio Doris, recitato dallo stesso Servillo, merita carta e penna per prendere appunti, come pure il dialogo tra Berlusconi e la ex moglie Veronica Lario, con una Elena Sofia Ricci in grande spolvero. La pellicola ci riporta ad anni oscuri non molto lontani, quando si compravano o vendevano deputati o senatori per far cadere i governi (da notare l’incontro con uno tra questi: surreale quanto drammatico per il suo significato umano, non solo politico), quando in ballo c’era il problema del senso dello Stato, delle Istituzioni, degli interessi dei cittadini, degli elettori.
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Se fosse possibile dare un suggerimento a produttori, registi o sceneggiatori, vorremo proporre un film dal titolo Noi. Noi spettatori, forse vittime colpevoli del bene e del male di quanto il cinema ci rappresenta. È bene ricordare sempre quella battuta di Ettore Petrolini che, rivolto ad uno spettatore che interrompeva lo spettacolo, lo apostrofò dicendo “io non ce l’ho con te che disturbi ma con chi ti siede accanto e non ti butta giù di sotto”. Le sequenze finali risentono ancora delle visioni oniriche e metaforiche di Federico Fellini. Non era necessario: a ricordare i drammi di questo Paese è sufficiente la realtà quotidiana, senza mediazione simbolica.
In questo mare di grigio, di visto e di dubbioso, ci consola ricordare un film che esce proprio oggi nelle sale: Il dubbio – un Caso di coscienza, del regista iraniano Vahid Jalivand. Come abbiamo scritto, si tratta di un film importante, impegnativo, e all’uscita non si rimane indifferenti, sia nel merito della vicenda, sia nel metodo di regia molto lontano dai nostri modelli.
Da segnalare in uscita in questi giorni Benvenuti in Germania, del regista tedesco Simon Verhoven. Si tratta dell’ennesima vicenda di immigrazione, di integrazione difficile, in un paese che su questo tema ha i nervi scoperti come, del resto, li abbiamo in Italia e li hanno tutti i paesi che ogni giorno si confrontano con ondate di persone in cerca di pace, lavoro, benessere che non trovano nei paesi di origine. In questo caso la storia raccontata è di un profugo nigeriano in fuga dagli aguzzini di Boko Haran accolto in una ricca casa borghese piena di pregiudizi. In Germania il film, che vorrebbe essere comico, è campione di incassi. Una piccola storia la dice lunga in proposito sul senso dell’umorismo germanico: la notte di capodanno viene mandato su quasi tutte le reti televisive Dinner for One, un breve filmato pseudo comico che dalle nostre parti farebbe fatica a trovare posto in qualsiasi programmazione, eppure, per i tedeschi, c’è da sbellicarsi dalle risate. Vedere per credere.
Infine, a proposito di Cannes, segnaliamo che oggi, sabato 12 maggio, verranno ricordati i 50 anni dalla prima proiezione di 2001 Odissea nello spazio di Stanley Kubrick: merita rivederlo. Sarà nelle sale, nella versione originale in 70 mm, il 4 e 5 giugno.